Alberto Prestininzi, professore ordinario della Sapienza di Roma, dove ha insegnato rischi geologici. Giusto? «Per oltre trent’anni. Sono stato fra i fondatori del Ceri (Centro di ricerca previsione, prevenzione e controllo dei rischi geologici e ambientali) e della rivista internazionale Italian Journal of engineering geology and environment». Avevo dimenticato qualcosa, immaginavo. È in libreria edito da Rubbettino un libro da lei curato, Dialoghi sul clima. Tra emergenza e c o n osc e n za . Un saggio scritto assieme con altri illustri scienziati. «Le varie notizie sul clima sono oggi affrontate solo nei telegiornali e nei talk show. Il clima è però un tema scientifico e il naturale luogo per la discussione e il confronto dovrebbe essere quello accademico. Ma sono ormai diversi anni che il dibattito e il confronto sono di fatto inibiti. Tutto si trasforma in annunci o titoli da telegiornale». Più che un dialogo il libro ha scatenato un dibattito intenso…dicia - m o. «Era necessario creare una scintilla per riaprire le porte della scienza. Questa vive di confronti aperti, liberi e senza condizionamenti politici. Ecco perché nasce Dialoghi sul clima. Tra emergenza e c o n o sc e n za . Il volume, di circa 400 pagine, è un ponderoso lavoro multidisciplinare che porta le firme di diversi ricercatori che hanno affrontato varie tematiche inerenti ai cambiamenti climatici: fisiche, geologiche, storiche, economiche, finanziarie e politiche». La struttura del libro in sintesi? «La presentazione dell’opera è affidata Gabriele Scarascia Mugnozza, Guus Berkhout ed Enzo Siviero. Seguono la mia introduzione e quindi 16 capitoli firmati da altrettanti autori. Da Gianluca Alimonti a Franco Battaglia. Da Giovanni Brussato a Franco Prodi. E molti altri come…». Va bene, ho capito. Facciamo un compromesso. Glieli lascio nominare tutti ma solo per cognome. Così non dovrà discutere con loro. «Allora aspetti (prende il libro, n d r) : Ceradelli, Cerutti, Crescenti, Giaccio, Mariani, Mariutti, Nanni, Pedrocchi, Ricci, Rossi, Rosso e Scafetta. I loro curricula allegati al volume sono la migliore garanzia per il lettore e per la valenza del contenuto dei temi che trattiamo». Io me lo sono letto prima di intervistarla. Esprimete forti dubbi in merito alla tesi che attribuisce al cosiddetto cambiamento climatico un’origine antropica. Detto in maniera semplice, dubitate che sia causato dall’uo m o. «Analizziamo le argomentazioni e le ipotesi proposte da chi porta avanti queste tesi. L’analisi dei dati a sostegno di questa ipotesi non trova nessuna coerenza con le conoscenze acquisite per il clima che ha da sempre caratterizzato il nostro pianeta. In particolare, i modelli contenenti le previsioni catastrofiche future sugli aumenti della temperatura non sono assolutamente capaci di simulare il clima passato e la sua continua variazione. Aspettiamo tutti che gli scienziati favorevoli alla ipotesi del riscaldamento antropico, e che si autoproclamano maggioranza, accettino un confronto aperto in un’au l a dell’accademia per dimostrare che le loro ipotesi si trasformino in fatti. Perché, vede, solo i fatti hanno dignità di essere annoverati tra le azioni che la politica considera per prendere decisioni di carattere economico». Il mantra ricorrente è la demonizzazione della CO2. L’anidride carbonica che emettiamo anche respirando. Ne discende che se non ci fosse anima viva sulla terra avremmo risolto il p ro bl e m a … «Questa considerazione ha certamente una sua valenza. Al mondo ci sono otto miliardi di persone. Ognuno di noi che vive sul pianeta emette con la respirazione circa un chilo al giorno di CO2. È il meccanismo che consente a noi, ma in un certo verso anche alle piante, di sintetizzare gli zuccheri. È il gas della vita. Senza CO2 non ci sarebbe vita sul nostro pianeta così come la conosciamo. A questo dato va aggiunta l’emissione di tutti gli animali che condividono con noi il viaggio sulla Terra. Sa cosa è successo sulla Terra negli ultimi quara nt’anni?» C o s a? «La massa verde del pianeta è aumentata. Non sono ipotesi ma dati tratti dalle osservazioni satellitari. E comunque, le ipotesi avanzate sul riscaldamento antropico si basano sulla CO2 emessa dalla combustione delle energie fossili che ammontano a circa 130 parti per milione». 130 parti per milione, significa? «Lo 0,013%. Nulla! Secondo le fantomatiche proposte dell’Ue noi dovremmo ridurre le emissioni del 40% in dieci anni. L’Italia contribuisce alle emissioni globali di CO2 con lo 0,8%. Dovremmo pertanto ridurre (calcolo da prima media) del 40% lo 0,8% del contributo globale pari a 0,004…». Aiuto mi sto perdendo… «Le dico il risultato. Da 419 parti per milione toglie 0,004 e arriva a 418,996. Evitiamo di commentare questo dato e gli effetti che si avranno sul riscaldamento globale. E aspettiamo che gli autori dei famosi modelli predittivi dimostrino che tali variazioni riescano a simulare le variazioni di temperatura avvenute nel periodo olocenico, 5.000 anni fa, quando l’au m e nto della temperatura ha cancellato tutti i ghiacciai alpini. O nel periodo romano, quando il Mediterraneo aveva una temperatura di 2 gradi superiore a quella odierna. Questi ultimi sono dati tratti da una ricerca sperimentale fatta con navi oceanografiche dal Cnr. O quando, tra il 1500 e il 1800, si era instaurato in ciclo freddo, chiamato piccola glaciazione, con la laguna di Venezia frequentata da pattinatori sul ghiaccio. Ecco, è sufficiente che qualcuno dei tanti esperti che ipotizzano il riscaldamento antropico venga in aula e ci faccia finalmente vedere questo modello e dimostri la sua significatività. Solo così si chiude ogni discussione». Che il clima vari in conseguenza di ciò che fa l’uomo è considerato un dato di fatto su cui tutti concord a n o… «Nessuno nega vi possano essere interrelazioni. Ma la realtà è spesso più complessa di come la si racconta. Se ha letto il nostro libro, ricorderà che il capitolo curato dal collega Scafetta riporta anche le conclusioni di un recente sondaggio condotto tra più di 4.000 meteorologi americani. E ricorderà come solo il 29% ritenga che l’uomo abbia contribuito tra l’81% e il 100% al fenomeno del riscaldamento globale - che nessuno nega - dal 1960 a oggi. Il rimanente 71% dei meteorologi americani intervistati invece contraddice l’Ipcc ritenendo che i fattori naturali abbiano contributo in modo più o meno rilevante al riscaldamento climatico osservato». Scusi, l’Ipcc sarebbe… «Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico quale forum gestito all’interno delle Nazioni Unite». La green economy piace tanto alla finanza, però… «Nella parte curata dal collega Giaccio citiamo testualmente l’In - stitute of international finance. In pratica, il cartello della finanza globale che in una pubblicazione del 9 dicembre 2019 ha definito la green economy come “il nuovo oro”». Dai risultati comunque incerti anche sulla stessa finalità che questi interventi si propongono. Quello di ridurre le emissioni. «Nel libro citiamo uno studio di Nomisma Energia del 2016 dal quale risulta che la crescita delle rinnovabili in Europa è avvenuta a discapito delle centrali a gas (-30%) piuttosto che di quelle a carbone o a lignite (-12%). Questo andamento ha ridotto di oltre la metà i benefici che si sarebbero potuti ottenere se la quota di gas utilizzata fosse rimasta quella di prima. Sempre lo studio Nomisma indica che se fosse rimasta stabile la quota di gas nel mix energetico (a discapito del carbone) le emissioni si sarebbero ridotte di oltre 180 milioni di tonnellate annue invece dei 70 milioni registrati. Per non considerare che stiamo uscendo dalla pandemia…». C io è ? «Riportiamo pure un documento dell’Agenzia internazionale dell’energia, il cui direttore esecutivo Fatih Birol afferma testualmente: “Le emissioni globali di carbonio sono destinate ad aumentare di 1,5 miliardi di tonnellate. Il terribile avvertimento che la ripresa economica dalla crisi di Covid è tutt’a l tro che sostenibile per il nostro clima”. Lo dice lui». Il bilancio globale fra chi risparmia nelle emissioni e chi emette senza limiti peraltro sembra non tornare, leggendo il vostro libro. «Rileviamo ed esponiamo elementi critici su cui riflettere e discutere apertamente. Molta della bibliografia a nostra disposizione evidenzia come la diminuzione delle emissioni europee è di gran lunga superata dal surplus di CO2 incorporata nei beni importati dalla Cina. L’Europa continuerà a finanziare con le proprie importazioni l’industria fortemente emissiva dei paesi extra Ue. Il mix energetico cinese, e lo dimostriamo con grafici evidenti, è fortemente spostato verso i combustibili fossili.» Provando a concludere… «Mi risparmio la fatica e leggo un passaggio del libro: “Che il clima cambi in continuazione è un dato di fatto. Che l’uomo possa teoreticamente alterare i climi locali e globali in vario modo è anche ben conosciuto. Tuttavia, sapere quantificare e separare il contributo naturale da quello antropico non è banale”. La politica prima di attuare scelte dirompenti dovrebbe considerare attentamente dati e fatti. Non semplici ipotesi».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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