STUPIDA RAZZA

venerdì 31 maggio 2019

È tutta colpa sua



Il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle è disastroso: una Caporetto senza precedenti che permette ad un Salvini blindatissimo di prendere in mano le redini del governo. Chi sbaglia paga, quindi Di Maio deve lasciare subito il comando per permettere al Movimento di riassorbire la botta e continuare a crescere. La strada che si prospetta è una sola: scegliere un nuovo leader e diventare un grande partito populista di sinistra.
Che poi, alla fine, comunque vadano sono davvero una bella cosa: le elezioni sono proprio belle da vedere. Ti svegli la mattina e sei di buonumore al pensiero di dover uscire per andare a votare, anche se piove e l’estate stenta ad arrivare. E ti piace osservare tutta quella gente che si riversa in direzione del seggio: le persone si sorridono tra loro quando vanno a votare, hanno voglia di chiacchierare, di stringersi la mano. Le elezioni sono un momento che sa di antico, rappresentano una strana cerimonia, quasi un memoriale: le elezioni, nel loro piccolo, rappresentano una sorta di liberazione, una liberazione collettiva, e riescono a farti percepire quella goduriosa sensazione di contare.
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Il Naufragio dei Gilets Jaunes



Il vantaggio con BHL (Bernard Henry-Levy ) [1] è che si sbaglia continuamente e basta pensare il contrario di quello che lui scrive o dice, per essere sicuri e certi di stare nel vero. È una vera performance intellettuale, un destino unico nella stessa storia delle idee, il fatto di essere la bussola che indefettibilmente indica il Sud! Promuovendo se stesso e il suo One Man Show in tutte le capitali d’Europa dove le sale si riempiono di invitati mondani come ce ne sono in ogni grande città, spiega che non si esibirà sulla scena di Parigi con il suo gobbo, senza dire che lì dalle sue parti l’inganno sarebbe più facilmente smascherato perché basterebbe filmare l’uscita dalla sua rappresentazione per vedervi tutta la gente in capannelli e capire che nessuno di quelli aveva pagato l’ingresso…
In una benevola intervista di Le Figaro del 20 maggio 2018, il nostro Sud-magnetico proclama che il movimento dei Gilets-Jaunes si è auto divorato. Ah che bel modo di dire! Dei Gilets-Jaunes cannibali, autofagi, che mangiano se stessi, ed ecco una tesi che è bella e profonda e non ha che un inconveniente: quello di essere falsa…
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L’Italia manda in campo la sua “moneta parallela” e sfida l’ultimatum della UE



“Io non governo un paese in ginocchio”, ha detto Matteo Salvini dopo aver stravinto le elezioni europee in modo ancora più chiaro di quelli del partito della Brexit. Da notare bene l’uso di un “maestoso IO”: Salvini si sente già padrone di Roma.
Le élite della zona euro cominciano a vedere in fondo al barile, una rivolta degli economisti italiani e una valuta parallela: I sovversivi “minibot” stanno per tornare in campo.
Nessuno riesce più a contenere l’uomo forte della Lega, nemmeno quella sempre geniale classe dei mandarini italiani. Il suo partito conta sul 40% del paese insieme ai suoi euro-scettici confederati dei Fratelli d’Italia. La Lega è scoppiata nei territori borbonici del Mezzogiorno come un vulcano e ora è in prima linea sui flussi migratori e ha smesso di dar retta all’Europa. In qualsiasi momento Salvini ora può dare una spallata e chiedere le elezioni .
Per qualche maniacale riflesso, una morente Commissione europea in mano a Jean-Claude Juncker ha scelto proprio questo momento per inviare la sua prima lettera di accusa per contestare la nuova fiammata del debito e del deficit a regime. L’Italia si trova di fronte multe per 3,5 miliardi di euro per non essersi allacciate le cinture di sicurezza ed ha 48 ore per rispondere.
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Petty politics



D’accordo: le pratiche democratiche, intese come politiche del conflitto fatte scorrere entro alvei più o meno determinati, sono ormai pezzi di modernariato legati a concetti quali le classi e le relative identità. Roba buona per i mercatini di Natale, o giù di lì. Gli eserciti di allora, addestrati attraverso una catena di comando ben organizzata, si affrontavano a viso aperto mostrando con orgoglio i propri vessilli frutto di anni di elaborazioni e strategie.
Il neoliberismo dopo avere condotto battaglie senza esclusione di colpi allo scopo di azzerare propri nemici storici, oggi si vanta di possedere quello stesso armamentario ideologico che ha combattuto con ogni mezzo. Si è passati così dal thatcheriano “la società non esiste, esistono gli individui” che fa piazza pulita di concetti come classi e relative lotte rimettendo tutte una serie di questioni (non ultima quella teleologica) nelle mani del singolo, a “la lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi” di W. Buffett. Nella postmodernità, come ho già più volte scritto, si vive senza quei fari che hanno illuminato per secoli il percorso degli umani, ed ogni concetto deve convivere forzatamente con il proprio contrario in un clima di post-verità che concede, o forse impone, alle antinomie un clima di esaltazione reciproca.
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Polvere di stelle



Testi e regia dei Vday infatti, gli eventi antecedenti alla nascita del Movimento, erano in pratica decisi dalla Casaleggio. Grillo è stato l’uomo immagine, il frontman del consenso elettorale che poteva  raccogliere e rilanciare la rabbia che saliva da più parti della società civile e incrementare il sentimento d’indignazione contro il sistema. In questa prima fase il MoV sosteneva alcune istanze che poi smentirà tutte: l’uscita dalla Nato, il rifiuto assoluto di comparire sulle tv, la decrescita felice, il plauso ad uno stile di vita francescano, un deciso sovranismo, una forte critica all’euro e all’Unione europea.
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A grandi passi verso la Crisi



Si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: i partiti “sovranisti” aumentano i seggi, ma restano ininfluenti nel nuovo emiciclo, dove la grande coalizione di popolari e socialisti si allargherà ai liberali. Regno Unito e Italia appaiono però sempre più distanti dal Continente: l’exploit del partito Brexit rafforza lo scenario di un’uscita inglese dall’Unione Europea senza accordo, mentre l’affermazione della Lega isola ulteriormente l’Italia, incamminata verso una silenziosa uscita dall’eurozona. Gli angloamericani lanceranno in autunno l’assalto decisivo all’Unione “a trazione tedesca”: è probabile che Berlino cerchi di costruire un cordon sanitaire attorno all’Italia.
Italexit in corso
All’inizio dell’anno ci eravamo proposti di seguire gli avvenimenti con pochi articoli, che si sarebbero dipanati dalla nostra analisi per il 2019: una scelta indubbiamente felice, perché ci consente di aggiungere soltanto qualche breve e snello articolo, di tanto in tanto, al nostro solido impianto analitico. Quando scrivemmo la nostra analisi di lungo periodo non ci soffermammo sulle elezioni europee svoltesi in questi giorni: il loro impatto in termini (geo)politici sarebbe stato, ed infatti è stato, nullo. Le consultazioni europee hanno soltanto confermato, e rafforzato, dinamiche già in corso, che matureranno probabilmente entro l’anno: Londra e Washington hanno dichiarato un guerra informale all’Unione Europea, moltiplicatore della rinata potenza tedesca, e si servono dell’Italia, terza economia del Continente, altamente indebitata, per destabilizzare l’eurozona. Eravamo già anche scesi più nei dettagli lo scorso autunno, parlando di “crisi asiatica” per l’Europa: per il continente era in serbo una crisi finanziaria/valutaria non dissimile da quella che Soros & soci avevano riservato al Sud-Est asiatico nel 1997. L’Italia sarebbe stato “l’ordigno” e la “No Deal Brexit” sarebbe stata l’innesco.
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Sui veri risultati italiani delle Europee 2019. Non facciamoci abbagliare da percentuali di percentuali



[Stamane abbiamo pubblicato su Twitter una catena di tweet coi nostri primi spunti di riflessione sul risultato elettorale. Abbiamo deciso di pubblicarli anche qui, in forma di articolo, con alcune modifiche e integrazioni. Buona lettura. WM]
Un solo esempio per far capire quanto l’astensione al 44% distorca la “fotografia” e renda i ragionamenti sulle percentuali dei votanti – anziché del corpo elettorale – del tutto sballati: alle politiche del 4 marzo 2018 il PD prese 6.161.896 voti. Alle Europee di ieri, 6.045.723.
Non c’è nessun «recupero», sono oltre 116.000 voti in meno rispetto all’anno scorso. L’iperattivismo polemico di Carlo Calenda e la retorica da Madre di Tutte le Battaglie non hanno ottenuto nulla salvo un effimero superare una «soglia psicologica» che non ha corrispondenza nel reale.
Per chi dice che non vanno comparate elezioni diverse, ecco il dato delle precedenti Europee: 11.203.231. In cinque anni il PD ha perso oltre cinque milioni di voti, eppure, in preda all’effetto allucinatorio da percentuali “drogate” dall’astensione, la narrazione è quella del «recupero», della «rimonta», del «cambio di passo».
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mercoledì 29 maggio 2019

COSA CI NASCONDE IL MOVIMENTO 5 STELLE DI GRILLO E CASALEGGIO?


Mettere il mondo al riparo dal caos scatenato dagli USA non è compito facile



La politica estera di Donald Trump dipende molto dallo sfruttamento degli strumenti tipici del potere imperiale: il terrorismo economico, le minacce di guerra, le pressioni diplomatiche, le guerre commerciali, ecc. Ma, con il ricorrere ad un vero e proprio imperialismo, [l’America] si sta isolando internazionalmente dagli alleati tradizionali e contribuisce all’aumento delle tensioni sullo scacchiere globale, portandole ad un livello mai visto.
Minacce di guerra contro il Venezuela, la Corea del Nord, la Siria e l’Iran si ripetono praticamente tutti i giorni. Sanzioni economiche che comportano tariffe o dazi, per molti versi paragonabili a vere e proprie dichiarazioni di guerra, sono ormai abituali, anche contro amici o alleati. L‘Iran e la Siria sono sottoposte a sanzioni, mentre a Pyongyang viene persino impedito di far entrare in porto una delle sue navi, trovandosi di fatto sotto embargo statunitense, la stessa minaccia che era stata fatta contro il Venezuela.
La Cina e la Russia lottano quotidianamente in difesa di un mondo multipolare, con mezzi diplomatici, economici e talvolta militari, offrendo ai nemici di Washington una sorta di scudo, dietro cui resistere alle oltraggiose fiondate e frecciate dell’amministrazione Trump. Pechino e Mosca portano avanti la resistenza tenendo d’occhio i loro obiettivi a lungo termine, dando per scontato che, nel breve periodo, le loro azioni attireranno inevitabilmente l’implacabile ostilità di Washington e dei suoi lacchè.
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Solo la ribellione eviterà un’apocalisse ecologica



Non verrà nessuno a salvarci. Serve che una disobbedienza civile di massa spinga i politici a dare una risposta

 “C’è gente che già vive la catastrofe della natura, ma a differenza di quelli che vivono nel mondo ricco, non può più permettersi di crogiolarsi nella disperazione ed è costretta a rispondere in modo pratico.” – Foto: Guillem Sartorio / AFP / Getty Images
Se ci fossimo impegnati a prevenire la catastrofe ambientale, con gli stessi sforzi che abbiamo fatto per inventarci scuse per non fare niente, avremmo già risolto il problema. Ora ovunque guardo, vedo persone impegnate in  tentativi furiosi per non accettare la sfida morale che ci si presenta.
L’ultima scusa che si sente è questa: “Scommetto che questi manifestanti hanno tutti il telefonino, vanno in vacanza e portano scarpe di lusso.” In altre parole, questa gente che protesta non è gente che vive nuda, dentro un barile e che cerca di sopravvive in mezzo all’acqua sporca. Certo, se venisse a protestare uno che vive nudo, dentro a un barile  non lo ascolteremmo nemmeno, perché uno così deve essere una specie di hippie mezzo matto. Chiunque parli a nome di quella gente o che porti un loro messaggio si squalifica da sé, per troppa innocenza o per mancanza di credibilità.
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Fuori e dentro l’Italia



L’apparenza inganna: delle elezioni che hanno mostrato quanto il “monster” europeo sia più forte e ramificato di quanto immaginavamo – e che sono state una sconfitta per tutti coloro che guardano all’Europa come il fumo negli occhi – sembra che avranno soltanto effetti sulla politica italiana (della Francia ed altri Paesi, in questa, sede, non ci occuperemo), dove sono al governo due partiti euro-scettici. Ma quali effetti? Sono più interessanti del previsto.
Partiamo dello sconfitto, che è soltanto uno: il M5S. E’ una sconfitta, principalmente, del suo capo politico che aveva il dovere di “plasmare” diversamente il partito, e c’è una seconda istanza da prendere in considerazione: la presenza, ingombrante, della Casaleggio & associati sul treno vittorioso del 4 marzo 2018.
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A noi Orwell ci fa un baffo



Dati alla mano, in UE si formerà un governo fotocopia del precedente, solo un po’ più magro e incattivito, un governo formato da PPE, PSE + i liberaldemocratici di ALDE.
Sarà questa maggioranza che eleggerà il prossimo presidente della BCE, e visto lo scampato pericolo sarà finalmente uno deciso a mettere in riga i paesi che turbano il guidatore – cioè il governo della finanza.
E, sappiatelo, ne ha tutti i mezzi, perché a quel signore eletto sostanzialmente dall’azionista di maggioranza (Germania) abbiamo consegnato il potere assoluto sui nostri conti pubblici, sui nostri investimenti, sulla nostra solvibilità.
A occhio e croce direi che la propaganda europeista ha vinto nei limiti in cui poteva vincere. Nelle salde mani dei ‘competenti’ l’Europa si avvia ad altri 5 anni di agonia, in cui qualunque iniziativa che non sia ‘market-friendly’ verrà bombardata come indecoroso populismo. In Italia ci verranno ripetute le solite incredibili idiozie sul debito pubblico come debito del ‘buon padre di famiglia’, della necessità di stringere ancora un po’ la cinghia, di svendere ancora quel po’ di patrimonio pubblico rimasto, e ci verrà soprattutto innestata ancora più in profondità l’idea che “non c’è alternativa”.
A chi vuole difendersi da tutto ciò non resterà che appellarsi a gente che brandisce rosari e invoca la flat tax. E ad opporsi a questi ultimi ci saranno le quinte colonne di Bruxelles, pronte a starnazzare al ‘fascismo’.
A noi Orwell ci fa un baffo.

La leggenda di Giacinto Auriti e del Simec - Speciale Byoblu


COME SODDISFEREMO I BISOGNI DELL'UMANITÀ - Nino Galloni


Europee: ma che ritorno del PD, ecco i veri numeri


Il Piano Kalergi: LA VERITA'. Matteo Simonetti


Così fecero crollare l'Italia: Le prove in Tv dell'attacco a Berlusconi


lunedì 27 maggio 2019

‘Scontro di civiltà’ o crisi di civiltà?



Le prospettive degli attuali leader occidentali lasciano intendere che l’umanità farà fatica a superare il XXI secolo
Altro che dimostrazione soft di potere: Pechino questa settimana ha ospitato la Conferenza sul Dialogo delle Civiltà Asiatiche.
Organizzato sotto diretta supervisione di Xi Jinping, si è svolto in occasione di un “Carnevale della Cultura Asiatica”. Certo, il sottofondo era abbastanza kitsch, ma ciò che ha avuto veramente importanza sono state le parole rivolte da Xi a Cina ed Asia.
Nel suo discorso di apertura, il leader cinese essenzialmente ha sottolineato il fatto che qualsiasi civiltà che voglia imporsi sulle altre è da considerarsi “folle”. Per esporre la propria visione di dialogo tra civiltà, ha fatto riferimento alla Nuova Via della Seta ed alla Belt and Road Initiative (BRI), programmi che a suo dire “hanno ampliato i canali per gli scambi di comunicazioni”.
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sabato 25 maggio 2019

Dentro la realtà: decadenza, caos sistemico, Europa

Ma poi si sono sovrapposte molte cose, tra le quali l'inasprirsi della crisi venezuelana, le continue minacce di crisi di governo in Itala e l'avvicinarsi delle elezioni europee, che mi hanno spinto a rivedere quel problema specifico da un punto di vista più ampio.

Volevo inizialmente fare un solo appunto a quell'articolo, del quale condivido lo spirito. L'appunto è questo: io non credo che i “soloni di Parigi” dell'OCSE non conoscano la situazione del debito pubblico del Congo (bassissimo, a fronte di una situazione socio-economica tra le meno invidiabili del pianeta) e del Giappone (altissimo, a fronte di una situazione socio-economica ultra-privilegiata). E non credo che “sbaglino” a continuare a insistere come bufali sulla austerity. La categoria di “errore” si applica al livello logico-concettuale ma qui siamo in presenza di un livello differente, dominato da categorie relative al Potere e ai meccanismi di Accumulazione, non alla Logica.
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Europa. Essere o non essere?

Stamane leggevo l’appello al voto de la Sinistra, contro le destre “nazionaliste, xenofobe, razziste, sessiste” che rischiano di minare il “sogno europeo” non meno di quanto già starebbe facendo la piega (piaga?) neoliberista.

“Sogno europeo” è definito in rapporto ad una presunta paternità dell’idea da parte degli “antifascisti di Ventotene fin dal lontano 1941”. Quel “fin dal lontano” mi ricorda molto alcune etichette di marche o negozi inglesi “since …” dove la longevità del tempo fa garanzia di serietà.
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Analnatrac… la magia che fa cadere le Stelle in Europa



Da quando è diventato forza di governo il MoVimento ha inevitabilmente dovuto accettare alcuni compromessi, come era inevitabile. Se vuoi avere un alleato, in politica come in guerra, che per Clausewitz era la naturale continuazione della prima, quello si sacrifica per te solo nella misura in cui tu ti sacrifichi per lui. E’ un gioco che entrambi devono rispettare, per cui niente da eccepire se Di Maio apparentemente incespica difendendo alcune posizioni scomode di Salvini. Negli ultimi mesi però alcune scelte del Mov hanno manifestato una netta tendenza da non confondere con il compromesso dettato dalle circostanze di cui sopra, e non dipendenti in nessun modo dall’accordo di governo steso con la Lega, o da presunte influenze nefaste che questa avrebbe emanato contaminando la purezza rivoluzionaria dell’alleato.
Infatti alcune prese di posizione mettono in luce una contraddittorietà sostanziale, laddove, a furia di fare compromessi, emerge che quello che porti avanti te lo rimangi tutto, e da ciò nasce il legittimo dubbio che tu lo volessi realmente portare avanti. Provate ad immaginare se gli Alleati in guerra con Hitler invece di invadere l’Europa nel 1944 ci avessero ripensato e giudicato che, tutto sommato, le cose andavano bene così. E’ vero, c’erano oltre 100 milioni di Europei sotto i regimi nazifascisti, ma in fin dei conti i più qualcosa riuscivano a fare per sbarcare il lunario. C’era il problema dei campi di sterminio, ma a vedere bene la gente moriva anche prima. Quindi è come se USA, Inghilterra e Russia, dopo aver deciso già dal 1942 di aprire un secondo fronte in Europa per portare al collasso i regimi di Hitler e Mussolini, avessero di punto in bianco detto “Un momento! Hitler non è poi cosi malvagio… la Germania Nazista ha fatto degli errori, ma ha pur sempre rappresentato un modello e cerca di mantenere l’unità, per cui meglio tenerne conto”.
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Un egemone sotto scacco



Secondo l’opinione di molti commentatori, in ogni caso intelligenti e ben informati, una guerra tra Stati Uniti e Iran potrebbe scoppiare in qualsiasi momento. Le loro prove a favore di questa teoria consistono in alcune portaerei americane che si suppone siano in rotta verso il Golfo Persico, zona di mare che l’Iran ha minacciato di bloccare in caso di attacco. Per arrivare ad un risultato del genere, l’Iran non dovrebbe comunque fare nessuna azione cinetica; sarebbe sufficiente la minaccia di attaccare qualche petroliera, in modo da annullare la copertura assicurativa, per impedire loro di imbarcare il greggio o di salpare. Una cosa del genere bloccherebbe le consegne di quasi i due terzi di tutto il petrolio trasportato via mare e causerebbe un danno economico veramente impressionante, talmente sbalorditivo che le economie basate sul petrolio delle nazioni importatrici (e persino di quelle esportatrici) potrebbero non riprendersi mai.
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I Gilet Gialli di Francia: sei mesi di lotta



Vi scrivo da Montpellier, in Francia, dove sono un osservatore-partecipante nel movimento dei Gilet Gialli, che dopo sei mesista ancora andando a gonfie vele, nonostante la mancanza di informazioni nei media internazionali.
Ma perché dovreste prendervi il tempo per saperne di più sui Gilet Gialli? La risposta è che la Francia ha rappresentato per oltre due secoli il modello classico per l’innovazione sociale, e questo movimento sociale unico e originale ha un enorme significato internazionale. I Gilet Gialli sono già riusciti a infrangere il mito capitalista della “democrazia rappresentativa” nell’era del neo-liberismo. La loro rivolta ha smascherato le menzogne e la prepotenza del governo repubblicano, così come l’ipocrisia delle istituzioni rappresentative come i partiti politici, i sindacati fondati sulla burocrazia e i media mainstream.
Inoltre, i Gilet Gialli rappresentano la prima volta nella storia che un movimento sociale spontaneo e auto-organizzato abbia resistito per sei mesi, nonostante la repressione, pur mantenendo la sua autonomia, opponendosi alla cooptazione, alla burocratizzazione e alle divisioni settarie. Nel frattempo, resistendo alla repressione governativa su vasta scala e alla propaganda mirata, [il movimento] rappresenta una vera alternativa umana alla disumanizzazione della società sotto il dominio del “mercato” capitalista.
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CIAO CIAO EURO!

Risultati immagini per draghi rema euro renzi gelato

Eccoci di nuovo qui, in questi due giorni non c’era nulla di interessante da raccontare dopo quello che vi ha raccontato nel fine settimana il nostro Machiavelli, la questione Huawei era più che altro un canarino nella miniera, il dollaro e i tesorucci sono sempre tonici, lo spread è ridisceso dopo aver raggiunto il nostro obiettivo, mentre al Governo si prepara la resa dei conti in attesa del responso delle urne.
C’è però una notizia che ai più è passata inosservata, una notizia davvero interessante che ci è stata segnalata da un nostro affezionato compagno di viaggio, noi abbiamo vedette ovunque…
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mercoledì 22 maggio 2019

Il Silenzio-Assenso Del Prelievo Forzoso!!!


The Camp Google: Dove Si Decidono Le Cose!!!


Marco Mori: Luigi Di Maio? È un agente della disinformazione


Fieg: “Così le querele imbavagliano il giornalismo. Subito la nuova legge”



Fabrizio Carotti, direttore generale della Federazione Italiana Editori Giornali, auspica una rapida approvazione del ddl in materia di diffamazione fermo in Parlamento: “Le azioni legali per esercitare una forte pressione psicologica sui giornalisti sono un fenomeno molto diffuso che limita il diritto di cronaca”. E presenta varie proposte alternative come “la previsione di sanzioni pecuniarie a carico del querelante qualora risulti la malafede o la colpa grave”.
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http://temi.repubblica.it/micromega-online/fieg-cosi-le-querele-imbavagliano-il-giornalismo-subito-una-nuova-legge/

Lavoro e conflitto, così si cambia l’Europa



È una discussione ignorata dai media e dalle forze progressiste, eppure se si concepisce il lavoro non come uno strumento di mera sussistenza ma come il principale vettore di cittadinanza, dunque di democrazia e di politicizzazione, non si può che affermare il valore della democrazia economica. Ecco nove proposte per democratizzare l'economia e l’Unione Europea. 

di Rosa Fioravante 

Da tempo nel dibattito pubblico in Italia, specialmente in occasione di elezioni europee come quelle di Maggio 2019, non si distingue più fra i concetti di euro, Unione Europea ed Europa. Di più: non si tiene in gran conto la differenza fra la dimensione della democrazia formale, elettorale, che riguarda il vivere in un regime dove si svolgono libere consultazioni, e la sua dimensione sostanziale, quella che riguarda il come si “usi” la democrazia e a vantaggio di chi. Allo stesso modo, è sempre più difficile scindere la discussione sulla dimensione formale-istituzionale dell’assetto dell’Unione Europea, che riguarda che poteri hanno e debbano avere la Commissione e il Parlamento, come sia fatta e come sarebbe riformabile l’eurozona e altri dibattiti simili, dalle prese di posizione inerenti la dimensione dell’Europa politica: quest’ultima non ha a che vedere con le argomentazioni favorevoli o contrarie ad un ipotetico futuro federalismo, ma ha tutto a che vedere con i rapporti di forza interni ai singoli paesi e fra di essi. 
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Dal Medio Oriente all’Irlanda del Nord, gli stati occidentali sono fin troppo felici di scampare alle accuse di crimini di guerra



Quand’è che un crimine di guerra non è un crimine di guerra? Quando è stato commesso da noi, ovviamente.
Ma questo truismo sta assumendo oggi un significato nuovo e sinistro, e non solo perché Trump e i suoi scagnozzi potrebbero pianificare un’altra serie di atrocità in Medio Oriente.
Perché ora si avverte un pericoloso slittamento, che rende gli stati occidentali più che mai pronti ad incoraggiare i crimini di guerra contro l’umanità, ad accettarli, approvarli e ad aspettarsi la nostra complicità per queste violazioni grossolane e disgustose del diritto internazionale.
Non sto solo riferendomi al comportamento patetico e grottesco del nostro attuale Ministro della Difesa, che parla di “amnistia per i procedimenti penali storici,” il che significa che possiamo uccidere Iracheni e Afghani e farla franca, ma dobbiamo essere un po’ più cauti nell’Irlanda del Nord. Ma non tanto più cauti, badate bene, basta guardare le giovani e scattanti élite Tory e gli incartapecoriti ex generali che blaterano di estendere questa licenza di uccidere a tutti quelli che avevano assassinato cittadini britannici a Belfast e Derry.
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Rand Corp: come abbattere la Russia



Costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo: non è una mossa di judo ma il piano contro la Russia elaborato dalla Rand Corporation, il più influente think tank Usa che, con uno staff di migliaia di esperti, si presenta come la più affidabile fonte mondiale di intelligence e analisi politica per i governanti degli Stati uniti e i loro alleati. La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia a lungo termine che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse economiche nel confronto strategico. A questo modello si ispira il nuovo piano, Overextending and Unbalancing Russia, pubblicato dalla Rand.
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Mansueti, guerrieri o maneggioni?



E ci guardano pure. Dai loro manifesti elettorali, ci scrutano, ci osservano: speranzosi, languidi, concilianti, battaglieri, consolatori, fidanti, consueti, suadenti e complici, integerrimi e scontrosi…ce n’è per tutte le razze e le solfe…hanno dedicato tempo e soldi per quelle immagini…no, così, un po’ più a destra…il ciuffo…la piega sulla giacca…
E finiamo per crederci, che quelle immagini rappresentino il succo dell’ideologia, la sterzata fra il desueto, il coraggio fra la contiguità…e ci scanniamo pure.
Poi, per cinque anni, le parole più gettonate saranno: variante, ponte, autostrada, tangente, palazzo, appartamenti, attico, tangente, voti, scambio, cupola, tangente. E, infine: avviso, garanzia, indagine, intercettazione, cellulare, processo, patteggiamento, rinvio, giudizio, assoluzione, condanna, dimissioni, corruzione…
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martedì 21 maggio 2019

Draghi massacrato dalla tv tedesca: è nel vero governo mondiale della Goldman Sachs [Movisol]


L'Euro e la Sovranità Monetaria


L'ILLUSIONE DI ESSERE LIBERI - Diego Fusaro e Marcello Foa


DIEGO FUSARO: Vi svelo chi vuole l'immigrazione di massa [Matrix]


Signoraggio, debito e sovranità Cose che nessuno ti dirà di nocensura



Le Falsità di Bergoglio il Papa!


PERCHÉ VOGLIONO LIQUIDARE LO STATO NAZIONALE


Napolitano e i banchieri alzano la voce: l’Italia è avvisata


Il nuovo aiuto di Draghi che l’Italia pagherà salato

Mario Draghi

Heinz-Christian Strache non è un fulmine di guerra politico. Non lo è mai stato. È il degno erede designato della tradizione del suo maestro, Joerg Haider: piacione, decisionista, arrogante al punto giusto, populista ante litteram, spesso e volentieri millantatore. E quest’ultima “dote” è emersa in maniera clamorosa nel video che gli è costato la carriera politica e che ha sancito la fine del governo di coalizione di centro-destra austriaco, dopo soli due anni. Eh già, oltre il Brennero a settembre si tornerà a votare. Lo hanno deciso domenica il primo ministro, il popolare Sebastian Kurz, e il capo dello Stato, il verde indipendente Alexander Van der Bellen. A tempo di record, in effetti. Ma non c’è da stupirsi, né da evocare strani complotti.
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https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/bottarelli/1884914/

Dopo la martellata di Google una “paralizzata” Huawei accelera lo sviluppo di un proprio sistema operativo



Lunedì, Pechino si è trovata di fronte ad una nuova, e molto più terribile, realtà nella guerra commerciale nei confronti della sua maggiore azienda di telecomunicazioni: Google, che nel 2005 aveva acquistato Android,  il software più popolare al mondo per la telefonia mobile, ha annunciato che avrebbe cessato di fornire a Huawei il sistema operativo Android, in rispetto ad un divieto proveniente del governo degli Stati Uniti.
Parlando al Financial Times, Tim Watkins, capo di Huawei per l’Europa occidentale, ha detto che la società è rimasta “sbalordita” dal divieto, ma ha affermato che Huawei si era “preparata come meglio non avrebbe potuto.”
Forse … eppure anche gli analisti dicono che essere tagliati fuori da Android è stata quella che il FT ha definito “una martellata” inferta ad una società il cui business degli smartphone negli ultimi anni è salito alle stelle, e che è cresciuto del 50% anno su anno, arrivando a 59 milioni di dollari nel primo trimestre [di quest’anno], mentre i rivali Samsung e Apple hanno perso rispettivamente il 10% e il 23%. Nel 2018, l’azienda ha esportato circa 200 milioni di smartphone, molti dei quali precaricati con il sistema operativo Android.
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La mia Africa è di popoli liberi



Domenica ho partecipato a Erbusco (Brescia) a un convegno organizzato da una piccola associazione culturale, Sirio B, intitolato “Alle radici dell’ospitalità”, spalmato su quattro giornate. Il tema che mi era stato affidato riguardava l’identità, “il diritto dei popoli a filarsi da sé la propria storia” come io declino il principio all’autodeterminazione sancito a Helsinki nel 1975 da quasi tutti gli Stati del mondo e regolarmente violato negli ultimi decenni.
Ho riassunto nel modo più sintetico possibile la mia posizione, perché la cosa più interessante era la presenza di sette esponenti dell’etnia Dogon, che vive attualmente nel Mali del Nord. Uno sforzo notevole per questa piccola organizzazione farli venire qui, sia per ovvi motivi economici, sia per farli uscire dal Mali dove da cinque anni è in atto una guerra.
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lunedì 20 maggio 2019

L'Euro è la moneta unica, non l'unica moneta possibile - Intervista al prof. Bellofiore




L'Euro è la moneta unica, non l'unica moneta possibile - Intervista al prof. Bellofiore


Lo scorso primo gennaio sono trascorsi vent’anni dall’introduzione dell’euro come valuta: un anniversario che arriva in un anno cruciale per l’Unione europea, con le elezioni del prossimo maggio, e impone un bilancio complessivo di un processo di integrazione monetaria europea, delle sue contraddizioni e del suo futuro possibile. Punto di arrivo di un tortuoso processo di integrazione dei mercati nel Continente e, secondo i suoi fautori, primo passo di una sempre maggiore integrazione politica, la moneta unica dell’Europa dopo la crisi dei debiti sovrani si pone oggi come problema primario per la tenuta e legittimità dell’intero progetto europeo e degli stessi Stati membri.
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http://www.ilcorsaro.info/nel-palazzo-3/intervista-a-bellofiore-che-fine-ha-fatto-la-riforma-dell-euro.html

Come trasformare l’Europa, e costruire la solidarietà fra stati membri



Molti a sinistra guardano con scetticismo all’Unione Europea. E a ragione. L’Unione è stata costruita primariamente come un’unione monetaria, il cui unico scopo è stato quello di offrire un porto sicuro al sistema finanziario globalizzato che opera dall’interno dell’Europa, proteggendolo dalle intrusioni degli stati sovrani democratici. Gli architetti del sistema – a partire dal trattato di Maastricht del 1992, fino all’istituzione dell’EMU nel 1999 e all’introduzione della moneta unica nel 2002 – hanno concepito il piano per l’Europa all’interno di think-tank neoliberali, basati perlopiù in centri finanziari come Londra e Lussemburgo. Nelle parole di Otmar Issing, primo capo economista della Banca centrale europea, “molte idee del pensiero di (Friedrich) Hayek … potrebbero aver sottilmente influenzato il corso degli eventi che ha portato all’unione monetaria.” Assieme agli accademici, gli architetti del sistema includevano politici e funzionari di primo piano del Tesoro britannico. 
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http://temi.repubblica.it/micromega-online/come-trasformare-l%e2%80%99europa-e-costruire-la-solidarieta-fra-stati-membr/

La mazzata pronta se l’Italia non torna a votare

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Viva la faccia: tale Klaas Knot, governatore dell’inutile banca centrale olandese, ovvero impiegato alla lontana della Bundesbank – la banca centrale tedesca – si è fatto intervistare dal Corriere della Sera per far sapere al Quirinale che il governo tecnico al quale in molti pensano, stante la manifesta incapacità degli attuali governanti giallo-verdi di fare qualcosa di intellegibile, dovrà imporre una bella tassa patrimoniale. Sarebbe l’unica alternativa all’aumento dell’Iva.
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https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/tassa-patrimoniale-la-mazzata-pronta-se-litalia-non-torna-a-votare/1884753/

Lao Xi: il voto dopo le europee che Salvini non può più evitare

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Fra pochi giorni, il 26 di questo mese alle elezioni europee, sarà il vincitore, ma è già il più grande sconfitto. Il leader della Lega Matteo Salvini in pochi mesi è riuscito in quello che il suo semi-omonimo Matteo Renzi (ex leader Pd) aveva fatto in anni: diventare l’uomo che la maggioranza degli italiani ama detestare.
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https://www.ilsussidiario.net/news/politica/dalla-cina-lao-xi-il-voto-dopo-le-europee-che-salvini-non-puo-piu-evitare/1884651/

Crisi Governo, scontro Giorgetti-Conte/ “O si lavora o a casa dopo il voto”: ira M5s

Governo: Salvini, Conte e Giorgetti (LaPresse))

SAREBBE UTILE LEGGERE QUESTO ARTICOLO A RIGUARDO DEI LEGAMIDIGIOGETTI CON LE BANCHE D'AFFARI ANGLOSASSONI:https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tour-giorgetti-cappello-mano-ndash-manovra-correttiva-196300.htm

È un braccio di ferro che molto probabilmente sarà il vero “sale” dell’imminente Consiglio dei Ministri in programma alle 16 e alle 20.30 dopo la sospensione per la cena: gli attacchi del n.2 della Lega non sono piaciuti per niente non solo al Premier ma a tutta la compagine M5s che fa quadrato attorno al proprio Presidente, acuendo la crisi di Governo in atto a meno 6 giorni dalle Elezioni Europee. «Per stare al governo serve pazienza e moderazione. Noi pazientiamo, sopportiamo ma dal 26 maggio, finita la campagna elettorale, o ci si mette a lavorare seriamente con affiatamento oppure ognuno a casa sua. Senza polemica», ha ribadito Giorgetti durante un evento elettorale della Lega a Suzzara (Mantova). Il MinistroToninelli difende Conte e dal Parlamento attacca «Sono convinto che oggi se ne parlerà al Consiglio dei ministri. Guai ad attaccare un presidente del consiglio che tiene insieme due forze differenti. Voglio parlare con Giancarlo, non si può mettere in dubbio l’imparzialità del presidente del consiglio». La domanda in merito alla fiducia in Conte è stata posta anche al Ministro Salvini che ha provato a spegnere la polemica «Ho assolutamente fiducia in Conte. Discussi con lui sulla Tav ma se non avessi fiducia nel Governo non vare qui» ha spiegato il vicepremier in attesa che la faida continui e si consumi all’interno della più che infuocata riunione a Palazzo Chigi.
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https://www.ilsussidiario.net/news/politica/giorgetti-paralizzati-crisi-governo-m5s-fa-opposizione-a-lega-conte-con-loro/1884782/

La trasparenza è una cosa utile


La trasparenza è una cosa utile.
Ad esempio, ci permette di vedere chi sono i finanziatori del progetto politico di +Europa.
Ci troviamo Sindona jr, figlio di Michele (il banchiere della P2), Lupo Rattazzi (nipote di Gianni Agnelli), l’ex direttrice generale della DG Salute e Consumatori (Sanco) Paola Testori Coggi, la compagna dell’imprenditore farmaceutico Dompé (ex fotomodella svedese), per arrivare poi ai carichi pesanti come George Soros, Guido Maria Brera (amministratore del gruppo di private banking Kairos), il milionario e filantropo americano Peter Baldwin, fondatore dell’Arcadia Fund, ecc. ecc.
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Monsanto/Bayer colpita da un’altra decisione di giuria che conferma Roundup (glifosato) come causa del cancro di un uomo



9.000 ulteriori cause legali sono pendenti, potrebbero mandare in bancarotta la Bayer
Per la seconda volta in un anno, una giuria ha deciso che il famoso erbicida al glifosato, Roundup, ha causato il cancro di un uomo. La vittoria potrebbe ispirare una marea di cause simili, in aggiunta alle migliaia che Monsanto, il produttore di Roundup, sta già affrontando, e il nuovo proprietario dell’azienda, Bayer, potrebbe ritrovarsi ad andare in fallimento.
Mercoledì [20 marzo], il prezzo delle azioni della Bayer è sceso di oltre il 13%, in seguito alla decisione unanime. Evidentemente gli investitori si sono messi paura, quando una giuria in una corte federale a San Francisco ha decretato che Roundup era un “fattore sostanziale” nello sviluppo del cancro di Edwin Hardeman.
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domenica 19 maggio 2019

COSE CHE NON SAI DEI ROCKEFELLER E DEI WARBURG - Pietro Ratto


Espropriare la ricchezza degli italiani: lo chiede Sheauble


La geografia della noosfera



Dalla fine dell’era malthusiana, la crescita tecnologica su base scientifica è stata la fonte di quasi tutta la crescita economica a lungo termine. Tuttavia, sappiamo anche che non si è sviluppata in modo uniforme in tutte aree geografiche. Ad esempio, Charles Murray in Human Accomplishment ha dimostrato che la stragrande maggioranza delle figure “eminenti” nella scienza e nelle arti proveniva dall’Europa, in particolare dal suo “nucleo” centrale. Le aree che, secoli fa, erano state caratterizzate da elevate concentrazioni di ricercatori tendono a rimanere all’avanguardia del successo economico mondiale anche ai giorni nostri.
Nonostante tutto il clamore intorno alla Legge di Moore, ci sono crescenti ed inquietanti prove del fatto che la crescita tecnologica sta rallentando. Occorrono sempre più ricercatori per ottenere le stesse percentuali di innovazione. Il costo degli stabilimenti per la produzione dei circuiti integrati raddoppia ogni volta che si quadruplica la densità dei chip (Legge di Rock). A livello basico, i problemi tendono a diventare più difficili, non più facili, all’aumentare della tecnologia (vedi il mio articolo Apollo’s Ascent). Nel frattempo, gli aumenti epocali di alfabetizzazione, popolazione e QI medio degli ultimi due secoli, che avevano incrementato di diversi ordini di grandezza il capitale umano disponibile per la nostra civiltà, si stanno ora esaurendo.
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