STUPIDA RAZZA

mercoledì 30 settembre 2015

GLENCORE EMERGING DEBT: ESPLOSIONE DEFLATTIVA!

Torniamo per un attimo indietro allo scorso anno rileggendo alcuni dei punti fondamentali di uno degli articoli più letti della storia di Icebergfinanza…

DEFLAZIONE DA DEBITI: COSA POTREBBE ACCADERE …

Come può andare a finire?
Ma veniamo quindi alle possibili soluzioni nascoste tra le pieghe della storia e dell’analisi empirica.
Incominciamo per prima dall’analisi empirica e precisamente da uno studio uscito qualche anno fa ad opera della McKinsey dal titolo  “Debt and deleveraging: The global credit bubble and its economic consequences”, il quale analizza 45 episodi storici di deleveraging accaduti in alcuni settori delle 10 principali economie occidentali e 4 relative ai Paesi emergenti.
Il risultato è che in 23 episodi la crisi si risolse con una crescita futura del debito inferiore a quella del Pil, attraverso un calo del debito in termini nominali, in 12 episodi vi fu un aumento nominale della crescita attraverso la creazione di inflazione, la quale riduce il rapporto debito/crescita economica, in 7 episodi la contrazione del debito avvenne ad opera di fallimenti generalizzati pubblici e privati e solo in tre casi l’economia mostrò un livello di crescita in grado di far diminuire il rapporto debito/PIL.
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Banche centrali, prossima mossa tassi negativi e cash fuorilegge

Tassi di interesse in Svezia
NEW YORK (WSI) - E' già successo in Svezia e presto la stessa situazione potrebbe verificarsi anche altrove se le condizioni economiche continueranno a essere difficili. Stiamo parlando dei tassi di interesse che vengono portati in territorio negativo. Nel corso dell'ultima riunione di settembre, la Federal Reserve ha confermato i tassi di interesse a zero e ancora non si fida a imporre la prima stretta monetaria negli ultimi nove anni.

Può questa situazione protrarsi all'infinito? Il Telegraph ha provato a dare una risposta, analizzando le conseguenze di un contesto prolungato in cui il costo del denaro rimane sotto zero. Il rischio è che le banche centrali, per assicurarsi che le proprie misure funzioni, finiscano per imporre controlli di capitale e persino arrivare a mettere i contanti fuorilegge.

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http://www.wallstreetitalia.com/article/1828025/politica-monetaria/banche-centrali-prossima-mossa-tassi-negativi-e-cash-fuorilegge.aspx

Capitalismo al capolinea, è l’inizio di una nuova era

Capitalismo al capolinea, è l’inizio di una nuova era
Nuove forze si stanno imponendo, come la sharing economy. Ma serve l’appoggio dei governi per cambiamento epocale.
NEW YORK (WSI) - Il capitalismo verrà a poco a poco distrutto da forze che sono già esistenti, nascoste nel vecchio sistema economico e che stanno cambiando valori e comportamenti. È quanto sostiene "Postcapitalism", saggio scritto da Paul Mason, che definisce la nuova era in cui stiamo entrando appunto "postcapitalismo" la cui precondizione è l’abbondanza, di informazioni e beni scambiati liberamente.

Questo cambiamento epocale è reso possibile da tre forze create negli ultimi 25 anni dall’information technology. Prima di tutto la nuova struttura ha ridotto il bisogno di lavorare grazie all’automatizzazione e ciò ha creato linee di separazione meno nette tra impiego e tempo libero, lavoro e salario.
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Quattro cose per orizzontarsi nel gioco di tutti i giochi

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C’è un gioco che condiziona tutti gli altri giochi. Condiziona significa che ne determina le condizioni di possibilità e, talvolta, financo gli esiti. Che sia l’euro o l’Europa o la sovranità nazionale o la Siria o i migranti o la disoccupazione o il bilancio dello stato o il ruolo di certe élite, tutti i giochi si giocano in un gioco più ampio di cui, soprattutto in Italia, c’è assai scarsa conoscenza. Paese che ha perso la guerra, capitalistico per certi versi ma ancora “ancien règime” per altri, umanistico e financo religioso quanto mai estensivamente scientifico, più idealista che illuminista, ancora fratturato dalla questione meridionale, ripiegato nel confort del proprio paesaggio, tradizione e gastronomia, sempre più estraneo al mondo. Sarà bene allora far pratica di conoscenza con questo gioco di tutti i giochi perché anche se facciamo finta di non saperlo, noi siamo anche pedine di questo gioco.
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http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=52083

Contro tutti i Banksters del mondo

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Jail the bankster$! Galera per i bankster$!!!
E’ lo slogan di Occupy the Banks, movimento di natura popolare nato di recente e che prende una posizione netta nei confronti dei grandi gruppi bancari sovranazionali. Ne denuncia, in maniera aperta e chiara, gli abusi, le frodi, i sotterfugi e le rapine che essi perpetrano quotidianamente contro gli ignari “clienti”, contro la società civile, contro il mondo finanziario ed economico in tutto il pianeta.
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martedì 29 settembre 2015

Giusto andare contro il neoliberismo ma …


Penso che nessuno abbia più dubbi sul fatto che bisogna costruire un’alternativa, come la chiamano i giornalisti “di sinistra” e così come la chiamano coloro i quali si ritengono orfani della sinistra. In Europa è stata anche la sinistra a introdurre il neoliberismo attraverso il progetto “terza via” di Clinton e Blair, e in Italia ha avuto talmente successo che i leader “di sinistra” erano tutti ex banchieri e manager, da Ciampi a Prodi. Per la destra non si doveva convincere nessuno, sono bastati Berlusconi e Tremonti.
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http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=52071

Deutsche requiem (morì d’ingordigia)

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Lehman Brothers collassò il 15 settembre 2008, innescando la catena di depressione globale da cui non siamo usciti. Il collasso fu “improvviso”, ci dissero. Non proprio. Era stato preceduto da massicci licenziamenti della stessa banca. Il New York Times ne riferiva in agosto. CNBC, la tv, ne aveva già parlato in marzo.
Ora, da Reuters, apprendiamo:
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lunedì 28 settembre 2015

Putin all’ONU bacchetta gli USA e la loro ossessione per il «regime change»


Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin ha esordito ricordando la fondazione dell’ONU e rievocando la Seconda Guerra Mondiale e le sue numerose vittime, per poi tracciare un parallelismo con la minaccia costituita dall’ISIS, la cui soluzione richiede una coalizione internazionale analoga a quella usata contro Hitler. Proprio nell’invito a formare una coalizione internazionale anti-ISIS, il presidente russo ha accennato, senza nominarla direttamente, all’egemonia americana nata dalla fine della Guerra Fredda, che li ha portati a essere così orgogliosi che “hanno deciso che non riconoscono l’autorità delle Nazioni Unite.”
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Immigrazione: altre foto, stesse finalità

Dopo Aylan, altri bambini sono annegati senza l’onore di una foto. In compenso, ora circola nel mondo l’immagine di una bimbetta siriana che gattona davanti a poliziotti appoggiati agli scudi.
La foto di Aylan e quella della bimbetta esprimono situazioni e simbolismi diversi, quasi opposti, ma rispondono allo stesso fine.
Le diversità sono evidenti. Aylan è un piccolo cadavere prono davanti a quel mare che ha una doppia valenza simbolica: è via verso un Altrove, quell’avvenire migliore che doveva attendere il bambino, ma è anche barriera, ostacolo, abisso da superare in una prova in cui si mette a repentaglio la vita.  E quel volto riverso al suolo, lambito dall’onda, è l’immagine di una speranza stroncata sul nascere, di un progetto di vita tragicamente spezzato.
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Quanti auspici, papa Francesco. E quante bugie


Bel discorso al Congresso USA, mercoledì scorso, e bel discorso all’Assemblea generale dell’ONU, il giorno successivo. Nel suo viaggio oltreoceano papa Francesco ha confermato di essere molto abile, nel presentare sé stesso e la Chiesa in una luce positiva e desiderabile, e puntualmente ha fatto il pieno di reazioni favorevoli, o persino entusiastiche: applausi ripetuti dei presenti, qualcuno dei super professionisti della politica che addirittura si commuove fino alle lacrime (vedi il repubblicano John Boehner, presidente della Camera), e gli amplificatori del mainstream che rilanciano nel modo più acritico le dichiarazioni altisonanti e i mirabili auspici.
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http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=52063

Alchimie politiche liberaldemocratiche in Italia (piddì forever?)

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La narrazione liberaldemocratica, a copertura del potere oligarchico-finanziario che impazza, ci suggerisce che il popolo è comunque sovrano e le elezioni politiche, a suffragio universale, sono il momento clou della democrazia, in cui si mettono a confronto programmi politici contrapposti e si decide chi governerà il paese. Infatti, spulciando la Treccani online a tutti accessibile, alla voce “liberaldemocrazia” scopriamo che si tratta di un Regime politico basato sulla combinazione del principio liberale dei diritti individuali con il principio democratico della sovranità popolare. Spesso viene usata, come sinonimo, l’espressione “democrazia liberale”. In entrambi i casi si intende sottolineare che il riconoscimento della sovranità del popolo va di pari passo con l’intangibilità di una serie di libertà individuali (pensiero, religione, stampa, impresa economica). L’ibridazione fra liberalismo e democrazia, un tempo divisi e contrapposti, è subordinata al liberismo economico, che fa il paio con il liberalismo. Proprio qui sta il problema di fondo, perché decide chi detiene veramente il potere economico-finanziario, nonostante quelle periodiche e rituali “espressioni della volontà popolare” che sono le elezioni. Se John Locke fu il teorico dello stato liberale e Spinoza di quello democratico, il vero motore della liberaldemocrazia occidentale, oggi, non è il pensiero filosofico ma gli sfuggenti Mercati & Investitori, che ne raccolgono i frutti decidendo i governi, espropriando le risorse degli stati e consolidando un potere sovranazionale.
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Diritti dei turisti?

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Più volte, in questi giorni di rumore massmediatico provocati dalla demonizzazione dell‘assemblea sindacale dei lavoratori del Colosseo, mi sono soffermata a leggere di alcuni che, insinuando di avere meno diritti di altri (partite IVA contro dipendenti pubblici, dipendenti pubblici contro dipendenti privati, imprenditori contro il resto del mondo), invocavano a gran voce più occupazione per tutti ma, contemporaneamente, meno diritti.
Lo stesso, presunto, “leader dell’opposizione” Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, intervistato da un programma radiofonico dell’emittente Radio 24 (che fa capo a Confindustria), accusava gli stessi dipendenti dei Beni Culturali di «rovinare l’immagine dell’Italia all’estero», e quindi continuava, «per me possono essere licenziati domani mattina», colpevoli di creare disagi a causa della loro protesta contro il mancato pagamento degli straordinari dell’ultimo anno.
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I viaggi di papa Francesco


È iniziato in maniera trionfante e probabilmente finirà -inconvenienti a parte, ma non crediamo proprio ce ne siano- in apoteosi il lungo viaggio di papa Francesco a Cuba prima e negli Stati Uniti poi.
Molta la carne al fuoco: l'incontro con Raul Castro, la messa in piazza a L' Avana sotto l'effigie di "Che” Guevara, la visita al Congresso USA, il discorso all' ONU, l'incontro interreligioso a Filadelfia in cui, udite udite, saranno presenti "uomini e donne di ogni orientamento sessuale".
Queste trottate in giro per il mondo a ricevere applausi da masse gaudenti e plaudenti ci ricordano altri viaggi pontifici, non lontanissimi nel tempo, in cui i predecessori di Bergoglio -Wojtyla in primis- mieterono allori e successi, forti dei loro trionfi diplomatici: a Wojtyla si dà il merito di aver fatto crollare la Cortina di Ferro quando invece furono ben altre le ragioni del collasso comunista e quanto a Bergoglio la vulgata lo vuole artefice del disgelo diplomatico tra Cuba e Stati Uniti quando, anche in questo caso, la verità è solo parziale e sono ben altre e più complesse le cause che hanno spinto il regime cubano ad aprirsi al cosiddetto "mondo libero"(?): da 25 anni senza le sovvenzioni dell' URSS e strangolata da embarghi e scarso commercio estero, isola di una ideologia comunista defunta in un Continente e in un Oceano di neoliberismo, Cuba ormai languiva, ridotta a qualcosa come un miscuglio tra un museo per turisti e l'ospizio di mendicità.
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Il legame spirituale che manca in Europa


Se l’Unione Europea sia davvero unita è la domanda quotidiana di milioni di europei, la cui persistente identità nazionale è ancora di molto prevalente rispetto al senso della loro appartenenza europea.
In realtà, neppure ci accorgiamo che su punti fondamentali per l’unità europea, noi siano stati e restiamo assai reticenti. Perché ci siamo uniti, e abbiamo, anzi, tanto allargato la nostra unità?
Eppure si tratta del nodo centrale della natura o qualità etico-politica dell’Europa in costruzione: un nodo insoluto. L’unione degli europei era un semplice modo di adattarsi alle mutate condizioni del mondo a metà ‘900? Era solo il modo di scongiurare per il futuro la prassi di guerre intestine che hanno logorato la posizione e la vita dell’Europa? Era dettata solo o soprattutto da convenienze economiche e materiali? Costruivamo una nazione europea, sia pure complessa come tante nazioni europee? Che significava su questo piano il passaggio dall’iniziale termine di Comunità all’attuale termine di Unione per indicare l’associazione dei Paesi europei?

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L’autoritarismo renziano e l’omertà “democratica”

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Matteo Renzi, insieme alla personale schiera di deputati e seguaci di partito, sottopone numerosi decreti a un’approvazione che si può considerare unilaterale, poiché le opposizioni sono state annichilite da una legge elettorale che attribuisce poteri decisionali quasi illimitati alla maggioranza.
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Il Piano Kalergi

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Quindici anni fa uno studio dell’Onu introduce il concetto di “immigrazione di rimpiazzo” che porta al centro del dibattito la necessità di sostituire (letteralmente) buona parte della popolazione europea con migranti, al fine – si dice – di compensare il calo delle nascite e garantire il sistema pensionistico. Si può dire che il Piano Kalergi ha avuto successo praticamente in tutto. O perlomeno i suoi discepoli stanno procedendo a grande velocità verso la sua finalizzazione.
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Soros elogia Renzi e vuole un milione di migranti all’anno

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Ha la faccia del cattivo dei film e, una volta tanto, cattivo lo è davvero. EppureGeorge Soros passa universalmente per un buono, persino in Italia, nazione che nei primi anni ’90 cercò simpaticamente di mandare in bancarotta.
Ma evidentemente non c’era niente di personalese il Corriere della Sera può intervistare il noto speculatore senza causare neanche un centesimo delle polemiche che ha suscitato Vespa invitando in trasmissione quei dilettanti di borgata dei Casamonica.
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domenica 27 settembre 2015

DA NEW YORK, ECCO: PUTIN IL GRANDE


putin
DI PEPE ESCOBAR



E' l'ultimo colpo di scena geopolitica della stagione: sarà ora che il presidente americano Barack Obama avrà finalmente deciso di incontrare il presidente russo Vladimir Putin, questo Venerdì o all’Assemblea generale dell'ONU la settimana prossima a New York?

Il cambio di marcia della Russia in Siria - non solo consegna le armi, ma c’è anche la prospettiva di un intervento effettivo di forze aeree russe – ha causato una sincope al traffico di Washington.

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