STUPIDA RAZZA

sabato 23 marzo 2019

La Via della Seta è lastricata di denari sonanti



Da giovane ho percorso , via terra, la via della seta fino a Kabul.
Si tratta di un percorso sul quale Marco Polo ha fatto il suo tirocinio commerciale e che iniziava in Cina per approdare a Aleppo, dove le merci davano diritto a anticipazioni finanziarie sulle future vendite in Europa.

Chi pensasse a un itinerario unico percorso da una carovana, è in errore. Si è sempre trattato di una miriade di commercianti e prodotti che coprivano al massimo cento/ duecento chilometri alla volta per poi rivendere ad altri che proseguivano. I racconti di mostri che ancora oggi popolano il nostro immaginario, serviva a non far bruciare le tappe a possibili audaci avventurieri.
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Il ‘Reichstaat’ dell’UE in mezzo al caos sistemico: presagi di una ‘lunga guerra’



“Se l’euro fallisce, anche l’UE fallisce”, parola di Angela Merkel. “Oggi è davvero possibile che l’intero progetto europeo fallisca: l’unione monetaria non è più considerata irreversibile, così come l’UE” scrive il professor Guido Montani dell’università di Pavia [nell’articolo originale compare Padua, ovvero Padova ma il professore lavora a Pavia, ndt].
D’accordo, ma la natura profondamente strutturale della crisi ed il contemporaneo senso di pericolo legato alla Germania e alle euro-élite suggeriscono che qualsiasi soluzione sarà causa di dolorosi litigi, vedi il caso Brexit. E’ un assaggio e al tempo stesso un avvertimento dell’imminente rottura dei vincoli di coesione nazionali.
Dopo anni di austerità e stagnazione all’interno di alcuni stati europei, è ormai evidente che struttura e cultura della UE (entrambe pretese dalla Germania postbellica) stiano facendo i conti con un crescente senso di fastidio e richieste di cambiamento tanto da parte dei paesi membri quanto, cosa alquanto significativa, persino da parte della Germania.
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Il Dilemma Europeo: Come trattare con la Cina



Poco a poco Pechino sta allargando la sua influenza non solo nella Unione europea ma anche nello spazio NATO.
Di fronte all’irresistibile avanzata della Cina su tutta la scacchiera, e sotto la pressione implacabile degli Stati Uniti, i capi – non proprio democratici –  della UE stanno sottoponendosi ad uno sforzo  massacrante per trovare una posizione che li mantenga in bilico tra le scelte di geopolitica-geoeconomia da un lato e il vuoto dall’altro.
La prossima settimana a Bruxelles la UE dei 28 terrà un importante meeting, nel quale potrà essere adottato un progetto in 10 punti che dettaglia, in una tesi, i termini per impostare una equa relazione economica con la Cina.
Subito dopo che il presidente cinese Xi Jinping avrà visitato prima l’Italia e la Francia poi – in vista dell’importante summit annuale Cina-UE che si terrà a Bruxelles il 9 aprile,  che sarà co-presieduto dal premier cinese Li Keqiang.
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Le presstitute ignorano il rapporto delle Nazioni Unite sul Venezuela



Washington e il responsabile nominato per rovesciare il Venezuela continuano con le balle
Non credete che vi sia qualcosa di losco, quando gli organi di stampa orchestrano una fake news sulla “crisi umanitaria” in Venezuela, ma ignorano totalmente le reali crisi umanitarie in Yemen e Gaza?
Non credete che vi sia qualcosa di davvero molto spregevole quando l’esperto, Alfred Maurice de Zayas, inviato dall’ONU in Venezuela per valutare la situazione, non riscontra alcun interesse da parte dei media occidentali o di alcun governo occidentale per il suo rapporto?
Non pensate che sia un po’ troppo per Washington impadronirsi di 21 miliardi di dollari del Venezuela, imporre sanzioni nel tentativo di destabilizzare il Paese e mettere in ginocchio il governo venezuelano, biasimare il socialismo venezuelano (essenzialmente la nazionalizzazione della compagnia petrolifera) per aver portato “inedia al popolo” e offrire una misera [somma] di 21 milioni di dollari in “aiuti umanitari”[?]
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sabato 16 marzo 2019

Greta Thunberg e i grandi affari dietro gli scioperi sul clima



Oggi esordisce in grande stile l’ultima pagliacciata politically correct che il sistema si è inventato per rendere non solo accettabile ma anche socialmente apprezzato il proseguire di default nella politica di spesa pubblica indiscriminata e deficit come unica religione laica: la lotta ai cambiamenti climatici. Vi ho già parlato di questa nuova campagna globale, quando ho messo tutti in guardia dalla profilo da rock-star che la stampa globale sta riservando ad Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane deputata democratica, figli di portoricani e cresciuta nel Bronx facendo la cameriera per pagarsi gli studi (sembra un film di Netflix, d’altronde le lobbies i candidati li cercano per bene, fanno i provini e si affidano a esperti di comunicazione e marketing), che ha lanciato il suo Green New Deal, ovvero un colossale piano di indebitamento a fondo perso spacciato per riconversione del sistema in nome della sostenibilità ecologica che, nei fatti, rappresenta la versione non direttamente monetaria del piano di espansione della Fed. Insomma, il Qe con altri mezzi. E, soprattutto, con l’alibi di salvare orsi polari, balene e bambini vittime dell’enfisema da smog.
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Mr. MAGA e la fine della Civiltà Occidentale



Alla gente in Occidente viene insegnato che la loro civiltà ha le  radici nell’antica Roma e/o nell’antica Grecia. Questo è più un caso di auto-esaltazione che una seria ricerca storica. Mentre è vero che la città di Roma era stata saccheggiata nel 410 DC, la civiltà romana cristiana era continuata in Oriente per altri 1000 anni, fino al 1453. Le vere radici di quella che oggi chiamiamo civiltà occidentale sono da ricondurre ai seguenti periodi storici:
1. Le radici più antiche (teoriche): il primo Regno Franco-Merovingio (481-751) e l’Impero Carolingio (751-843).
2. Radici formative: il cosiddetto “Sacro Romano Impero” (800-1806), che era “romano” solo di nome (questo termine era apparso solo nel XIII secolo, in francese è chiamato, più accuratamente, “Saint-Empire Romain Germanique,” ma, in realtà, dovrebbe essere denominato “Impero Germanico,” perché non era né “romano” né “santo”).
3. Le radici moderne (ideologiche): il Rinascimento, la Rivoluzione francese, la Prima Guerra Mondiale, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda.
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Luca Mercalli: “L’ambientalismo deve terrorizzare: se non ci svegliamo adesso, siamo davvero nei guai”



Il presidente della società meteorologica italiana: “Giusto terrorizzare. In 40 anni di ambientalismo abbiamo provato a convincere le persone in tutti i modi senza riuscirci. Evitate l’aereo per viaggiare e mangiate poca carne. Spero Greta non sia l’ennesimo fuoco di paglia sull’ambiente”
«Siamo fottuti». Ormai Luca Mercalli non sa più come dircelo. Sono almeno vent’anni che con libri, programmi televisivi e conferenze, il meteorologo famoso per il suo papillon ci dice che siamo sull’orlo dell’abisso e non c’è molto tempo da perdere. Bisogna sensibilizzare l’umanità con tutti i mezzi per far capire le conseguenze del cambiamento climatico. Anche per questo Mercalli ha curato i contenuti scientifici della mostra “Capire il cambiamento climatico – Experience exhibition” al museo delle scienze naturali di Milano. «Non mi fa dormire la notte questa assurda idea della nostra economia che ci impone di crescere infinitamente in un mondo finito. Se non usciamo da questo dogma sarà una catastrofe».
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La mia generazione ha distrutto il pianeta, per questo benvengano i ragazzi che protestano



Lo Youth Strike 4 Climate mi ha dato più speranza di quanta ne ho avuta in 30 anni di campagne per il clima. Prima di questa settimana, credevo che fosse tutto finito – per l’indifferenza e l’ostilità di chi ci governa e per la passività della maggior parte della mia generazione – ho temuto che il deterioramento climatico e il disastro ecologico fossero ormai inevitabili. Ora, per la prima volta da anni, penso che possiamo superarli.
La mia generazione e le generazioni precedenti hanno sbagliato tutto. Non siamo riusciti a garantire ciò che è alla base della giustizia intergenerazionale: non si può fare nessuno sconto alla vita umana. In altre parole, la vita di chi non è ancora nato non vale meno della vita di chi già esiste. Noi abbiamo vissuto come se le vostre vite non avessero importanza, come se ogni risorsa che abbiamo trovato  fosse nostra e solo nostra, come se fossimo autorizzati farne tutto quello che volevamo fare, indipendentemente dall’impatto sulle generazioni future. In questo modo, abbiamo creato un’economia cannibale: ci siamo mangiati il vostro futuro, per soddisfare la nostra avidità.
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Addio allo “sviluppo”? Magari



Qualcuno ci sta arrivando. Probabilmente fuori tempo massimo. Dove? A comprendere che il modello di sviluppo che abbiamo imboccato a partire dalla Rivoluzione industriale e che poi abbiamo cavalcato sempre più velocemente è sbagliato da ogni punto di vista, non solo ecologico, che è quello più intuitivo, ma economico e umano. Una direttiva Ue vuole obbligare le aziende ad “allungare la vita dei loro prodotti”. Questa misura, se davvero fosse applicata ed estesa (per ora riguarda solo gli elettrodomestici bianchi) è devastante. Va contro uno dei totem su cui si regge il nostro modello di sviluppo: “l’obsolescenza programmata del prodotto”, cioè un prodotto deve avere una vita breve, la più breve possibile, per non interrompere, ma anzi accelerare, il ritmo del consumo su cui si regge tutto il sistema.
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Gli USA al momento del conto – La via della seta (di come il secolo americano sta diventando il secolo cinese)



Le tantissime discussioni sulla Via della Seta, su Huawei e tanti altri temi che vertono sulla Cina non vengono affrontate da una stampa che viene dagli anni ‘80, e specialmente non viene affrontata da tutti quelli che dovrebbero dire il vero sull’economia statunitense, e non hanno il coraggio di scrivere i dati per come stanno. E cosi’ l’annuncio dell’ Italia di aderire alla “via della seta” cinese ha destato sorpresa, e molti la stanno guardando come se fosse una scelta del governo: in realta’, e’ semplicemente la direzione nella quale si evolve la storia. E la storia di oggi si sta allontanando dagli USA come centro del mondo, per spostarsi in direzione dell’ Asia.
Non e’ la prima volta che il mondo intero viene investito dalle vicende asiatiche, e se gli italiani non passassero gli anni delle superiori a studiare delle risse tra citta’ toscane, forse avrebbero coscienza di come i movimenti geopolitici in Asia abbiano mosso la storia, anche in Europa. Ma non voglio allargare troppo il discorso, quindi restiamo all’argomento.
La bilancia commerciale USA e’ drammaticamente negativa. Significa che gli USA comprano piu’ merci dall’estero di quante non ne vendano. I frignoni danno la colpa al regime doganale, come se loro non piazzassero dazi tremendi, ma la verita’ e’ un’altra. Questo dato ha una precisa lettura economica, e mi meraviglio che nessun “economista”, mainstream o alternativo, abbia avuto il coraggio di pronunciare questa frase.Allora lo faccio io.
La bilancia commerciale USA, e la necessita’ di protezionismo, ci dice una cosa molto semplice:
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Boeing, la FAA e perchè due 737 MAX sono precipitati



Domenica scorsa un volo della Ethiopian Airlines è precipitato, causando la morte di tutte le persone a bordo. Cinque mesi prima, un jet indonesiano della Lion Air si era schiantato nei pressi di Giacarta. Tutto l’equipaggio e i passeggeri erano morti. Entrambi gli aerei erano Boeing 737-8 MAX. Entrambi gli incidenti sono avvenuti immediatamente dopo il decollo.
I velivoli Boeing 737 MAX sono al momento tenuti a terra ovunque, tranne che negli Stati Uniti. Che questo provvedimento sia stato preso solo ora è triste. Dopo il primo incidente era già evidente che l’aereo non aveva le garanzie necessarie per essere fatto volare.
I Boeing 737 e gli Airbus 320 sono aerei ad unico corridoio con circa 150 posti. Questi due tipi di velivolo sono i ‘cavalli da tiro’ delle varie compagnie, sono stati venduti a centinaia e con un buon profitto. Nel 2010, Airbus aveva deciso di offrire il suo A-320 con un motore di nuovo tipo, denominato New Engine Option (NEO), che utilizza meno carburante. Per contrastare la mossa di Airbus, la Boeing aveva dovuto fare la stessa cosa. Anche il 737 avrebbe avuto nuovi motori per assicurare un volo più efficiente e un raggio operativo più ampio. I nuovi motori del 737 MAX sono più grandi e hanno dovuto essere posizionati in modo leggermente diverso rispetto alla versione precedente. Questo ha cambiato le caratteristiche di volo dell’aereo, dandogli una certa tendenza a cabrare.
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Sciopero per il clima


Venerdì nelle scuole ci sarà uno sciopero per il clima.
Dico subito che a livello estetico, queste cose mi piacciono poco.
Se volete convincere uno come me a inquinare e magari riprendere pure la patente, presentatemi la foto di una sedicenne con 250.000 follower su Twitter, che presumo non ci capisca molto di più di climatologia di me.
Metteteci il neo-eletto capo del PD che la elogia e aggiungeteci uno sciopero che consiste nel non andare a scuola per ricattare gli adulti perché facciano qualcosa ma non sappiamo che cosa.
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L’Italia, la Via della Seta, la Cina, la UE e gli USA


Il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA, lo scorso fine settimana, ha lanciato un monito diretto all’Italia per la sua troppa vicinanza con la Cina. Il paese ha preso in considerazione la possibilità di partecipare all’iniziativa cinese  del Belt and Road Initiative (BRI), che mira, con un grosso sforzo economico,  a unire l’Europa con la Cina.
“L’Italia è una grande economia mondiale e una grande destinazione per gli investimenti: il fatto di appoggiare la politica del BRI legittima un approccio predatorio dei cinesi sugli investimenti e non porterà nessun beneficio al popolo italiano”, ha twittato il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti.
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Marco Polo è tornato in Cina – Di nuovo



Il presidente Xi Jinping arriverà in Italia per una visita ufficiale il 22 marzo. Il tema principale della discussione sarà la Nuova Via della Seta, detta anche Belt and Road Initiative (BRI).
Il giorno prima, a Bruxelles, l’UE discuterà una strategia comune relativa agli investimenti cinesi in Europa.
Una parte sostanziale dell’UE è già collegata, di fatto, con la BRI. Essa comprende la Grecia, il Portogallo, le 11 nazioni dell’UE appartenenti al gruppo 16 + 1 della Cina, più l’Europa Centrale ed Orientale e, in pratica, l’Italia.
Eppure è bastato che un sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico italiano, Michele Geraci, dicesse al Financial Times che durante la visita di Xi verrà firmato un memorandum d’intesa a sostegno della BRI, perché si scatenassero tutti i diavoli dell’inferno (della Casa Bianca).
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Il Venezuela e le guerre di nuova generazione



Le denunce del New York Times e di Forbes sui casi degli aiuti umanitari bruciati e sul blackout, che analizzo qui, attestano che in Venezuela la guerra sia già cominciata e le false notizie dominino incontrastate la costruzione dell’opinione pubblica.
Le guerre di nuova generazione fanno morti come e più di quelle che si combatterono con la clava, la balestra o il fucile Chassepot.
Rispetto alla gravità del blackout in Venezuela ai media italiani è piaciuto a scatola chiusa sposare la tesi dell’inettitudine chavista. I chavisti sono per definizione tutti incapaci, sanguinari e corrotti. Sta diventando un tratto tipico della cultura politica italiana quella di non rispettare l’avversario, pensando che irridere e delegittimare corrisponda a cancellare. Tale attitudine impedisce di conoscere e capire, e tradisce la ragion stessa di essere dei media.
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La “disintegrazione” del capitalismo globale potrebbe scatenare la Terza Guerra Mondiale, avverte un importante economista dell’UE



Un economista senior della Commissione Europea ha avvertito che una Terza Guerra Mondiale nei prossimi anni è un’”alta probabilità”, accentuata a causa della disintegrazione del capitalismo globale.
In un documento di lavoro pubblicato lo scorso mese, il Professor Gerhard Hanappi ha sostenuto che dal crollo finanziario del 2008, l’economia globale si è spostata dal capitalismo “integrato”, verso una svolta “disintegrante” segnata dalle stesse tendenze che hanno preceduto le antecedenti guerre mondiali.
Il Professor Hanappi è Presidente [dell’Istituto] Jean Monnet per l’Economia Politica dell’Integrazione Europea – incaricato dalla Commissione Europea – presso l’Istituto per i Modelli Matematici in Economia presso l’Università di Tecnologia di Vienna. È inoltre membro del comitato di gestione del gruppo di esperti sui rischi sistemici nella rete europea di ricerca sulla cooperazione scientifica e tecnologica finanziata dall’UE.
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Questa non è una crisi, è una guerra



Sono più di 10 anni che siamo in crisi economica, e le conseguenze per la popolazione ed il nostro territorio sono simili a quelle di una guerra. Anzi forse peggio di una guerra.
Si può parlare di crisi economica per un paese povero di risorse, senza capacità produttiva, costretto ad importare la maggior parte dei beni e servizi di cui ha bisogno. Oppure si può parlare di crisi economica se una particolare congiuntura richiede un riassetto delle strutture produttive.
In realtà sono ormai quasi trent’anni che assistiamo al lento ed inesorabile degrado dell’Italia, da 4° potenza industriale mondiale nel 1994 ad uno dei paesi più indebitati al mondo e senza crescita economica.
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No Tav: la grande illusione



Meglio di David Copperfield il premier Conte ha fatto sparire i bandi per il Tav sotto gli occhi di tutti, nemmeno fossero stati la statua della Libertà o un Learjet di 7 tonnellate.
Una sua lettera arrivata per tempo dice infatti di aver ricevuto la conferma da parte di Telt del consenso a ridiscutere l’opera e a congelare i bandi. Un modo per rinviare il problema a dopo le elezioni europee. Ma non una soluzione definitiva.
In realtà il commento più giusto arriva da Alberto Perino, leader storico dei No Tav, il movimento che da 25 anni (1994) si oppone al treno superveloce in valle: “Telt vince, Conte e i 5stelle perdono, Salvini gode”.
Il dibattito sul Tav è entrato a pieno titolo nello scontro politico, in quello che sembra sempre più un inizio anticipato della campagna elettorale per le europee, decomposto da una miriade di forzature e fake news.
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Papi ed Antipapi di oggi e la loro missione



In comunione con l’opinione dei sedevacantisti e soprattutto di Lefebvre, cui si sovrappone per soprammercato quella dei seguaci del ministero petrino, non riconosco la sovranità dell’attuale Papa.
Questo sia detto, fin dall’inizio per franchezza ed onestà intellettuale.
Infatti, a parte tutte le considerazioni dei sedevacantisti e di Lefebvre, ai cui argomenti sono certamente più che sensibile, secondo me, un Papa, come Benedetto XVI, semplicemente non poteva, anzi non può dimettersi, non è un AD, un CEO, un leader, o uno statista, un Papa che, sottolineo, è monarca assoluto della Tradizione può delegare funzioni ed uffici oppure può essere preso sotto tutela dalla Curia, che anche a tale scopo è stata istituita, e così hanno sempre fatto i Papi antichi, ma certo non dimettersi da quella investitura, che almeno se siamo credenti, viene direttamente dallo Spirito Santo. Se questo esiste ancora, nell’ultimo Catechismo!
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La recessione interiore



Avete presente i vecchi film di indiani in cui improbabili Apaches si mettevano a culo in aria, con un orecchio ben piantato per terra, onde avvertire in lontananza l’arrivo del treno o lo scalpiccio dei cavalli? Ecco, quella è la postura assunta da imprenditori ed economisti italiani negli ultimi cinque mesi – più o meno dall’ultimo trimestre del 2018. Solo che i pellerossa in fase di ascolto erano intrepidi e impassibili, mentre le nostre sedicenti classi dirigenti, appaiono tremebonde, spaesate, sempre sull’orlo della crisi di nervi. E quell’orecchio schiacciato sui pavimenti dei loro eleganti uffici riceve solo segnali preoccupanti. Si sa che il nemico è in avvicinamento, se ne vedono tutti gli effetti già pienamente squadernati: fatturati, ordinativi, scorte, inflazione, tutti gli indicatori hanno il segno meno, e con persistente continuità.
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Così era scritto



Errare humanum est, perseverare diabolicum
La disfida che va in scena in questi giorni non è la mera vicenda di fare o non fare un tracciato ferroviario: è un discrimine, apparentemente troppo “caricato” di nodi politici che sono venuti al pettine. Ma, osservando con più attenzione gli eventi, si può affermare che non poteva non accadere, e non per mera convenienza di questo o di quel partito: sono in gioco i valori fondanti di un partito (M5S) e una parte dei valori dell’altro (Lega).
Sorvoliamo brevemente la vicenda:
1) E’ verissimo che i traffici ferroviari sulla linea incriminata sono in calo costante, dal 1992 ad oggi;
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Euro: chi sono gli italiani che si sono arricchiti con l’austerity



Negli ultimi dieci anni il Pil dell’ Italia è aumentato di 100 miliardi. Poco, molto poco, parliamo del Pil “nominale”, vale a dire del valore in euro del prodotto annuale, che include anche l’ effetto dell’ inflazione. La ricchezza finanziaria (soldi, conti, titoli, polizze) è invece aumentata di 1,100 miliardi, dieci volte tanto. Prima dell’ introduzione dell’ euro, grazie anche all’ inflazione, il Pil nominale spesso aumentava anche del 7 o 8% l’ anno e persino nei primi anni dell’ euro cresceva del 4 o 5% l’ anno.
Questo ovviamente faceva sì che tutto il debito fosse più sostenibile, che pure i prezzi degli immobili salissero, che ci fossero pochi crediti “marci” in banca. Dal 2008 invece ci sono stati quattro anni in cui il Pil (inclusivo dell’ inflazione) è calato e dopo dieci anni è salito appena da 1,630 a 1,730 miliardi.
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Perché le società collassano ?



Secondo un nuovo studio, i rendimenti decrescenti sono un fattore chiave.
Nel 1988, Joseph Tainter pubblicò uno studio fondamentale sul collasso delle società, proponendo l’esistenza di un fattore comune, i rendimenti decrescenti, dato che tutti gli imperi e le civiltà del passato alla fine erano collassati. Recentemente con i miei colleghi Sara Falsini e Ilaria Perissi, abbiamo realizzato uno studio sulla dinamica dei sistemi che conferma le idee di Tainter e approfondisce le origini dei rendimenti decrescenti delle civiltà. È stato pubblicato da poco su “Biophysical Economics and Resource Quality “.
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giovedì 7 marzo 2019

L’EURO, LA DISOCCUPAZIONE E LA POVERTA’



Anche se nessuna forza politica dichiara apertamente che l’Italia dovrebbe uscire dall’euro, la questione sulla permanenza nella moneta unica sta diventando (finalmente) centrale nel dibattito pubblico e lo sarà sempre di più nei mesi a venire, con l’emergere delle criticità della struttura economica dell’Unione Europea, a partire dal ruolo della Germania e dalle sue principali banche, come Deutsche Bank .
Al di là di ogni considerazione teorico-economica sull’utilità o meno per l’Italia di avere aderito agli accordi sulla moneta unica europea, ci sono alcuni dati oggettivi che obbligano ad un sano bagno di realismo.
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IL RISPARMIO PRIVATO PUO' SALVARE IL PAESE

Avete mai sentito parlare del processo didisintermediazione finanziaria? E' quella roba che ha trasformato le banche. 

Una volta, quando svolgevano una funzione di interesse pubblico, ti pagavano se gli depositavi i tuoi risparmi, e loro quei soldi li prestavano a chi faceva investimenti. Intermediavano fra risparmiatori e investitori, rimettendo in circolo il risparmio e facendo "girare l'economia"

Oggi non ne hanno bisogno dei tuoi risparmi, infatti ti consigliano di investirli su "prodotti finanziari", e se invece glieli vuoi lasciare semplicemente depositati, ci rimetti: sei tu che devi pagare! 
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https://tallonedachille.blogspot.com/2018/06/il-risparmio-privato-puo-salvare-il.html

CI DIFENDIAMO ?



Ti ricordi, negli anni ottanta, quando i risparmi degli italiani erano tutti investiti in BOT e CCT, e lo spread non esisteva? Non poteva esistere.  C’erano cose che non andavano, a quei tempi, nessuno lo nega. E comunque non si torna indietro, questo è certo.
Ma si usa la testa: per capire dove eravamo; perché e quando abbiamo cambiato; dove stiamo andando; domandandoci se la direzione attuale sia quella giusta.
Ci sono minacce, all’orizzonte: venti di guerra!
Possiamo uscirne alla grande, ma ci vuole un grande impegno, di tutti. Se hai pazienza, ti spiego come.
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Il meccanismo usuraio del debito alla base del sistema di potere che attraverso l’emissione inganna noi cittadini



Mi ha fatto piacere ascoltare l’ultimo comunicato video di Paola Musu, l’avvocato cagliaritano che ha già coraggiosamente denunciato Napolitano, Monti e tutta la nostra compagine governativa.
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http://www.blogtaormina.it/2012/05/19/gestione-della-moneta-la-grande-truffa/102914/

Ezra Pound e il denaro come strumento di governo, non di potere



Ezra Pound (1885-1972) è stato un personaggio controverso. Un americano arrivato fin da giovane in Europa, poi stabilitosi in Italia. Convinto sostenitore del fascismo fino alla Repubblica di Salò. Poi internato in un sanatorio psichiatrico negli USA, quindi tornato in Italia a trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Poeta e scrittore sensibile e acuto, persino candidato nobel per la letteratzra.
Si occupò anche di economia. Prima di molti altri comprese il ruolo del denaro e delle banche nell’economia di un paese, lanciando delle proposte che sono ancora di grande attualità.
Condividiamo con voi questa intervista allo studioso di nomismatica Domenico De Simone che parla delle posizioni di Pound su questi argomenti.
Buona lettura.

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https://www.attivismo.info/ezra-pound-e-il-denaro-come-strumento-di-governo-non-di-potere/

Jacques Sapir: la demondializzazione e il ritorno delle sovranità nazionali



Quando ho scritto il mio libro La Demondializzazione, pubblicato nel 2011 dalle edizioni Seuil, era già chiaramente possibile percepire i segni di una crisi della globalizzazione e persino l’inizio di un processo di de-globalizzazione. La conclusione minima che si può trarre dagli ultimi dieci anni è che questa mondializzazione, o globalizzazione, è andata molto male e che ha generato forze profonde e potenti di protesta. Oggi siamo in grado di vedere meglio ciò che era evidente sin dall’inizio: questo processo è in contraddizione con l’esistenza stessa della democrazia. Ciò che colpisce oggi è che queste patologie politiche hanno raggiunto un punto di rottura nel Paese che si è presentato come il cuore stesso del processo di globalizzazione, gli Stati Uniti.
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https://www.attivismo.info/jacques-sapir-la-de-mondializzazione-e-il-ritorno-delle-sovranita-nazionali/

Antispecismo come necessità di cambiamento

Antispecismo come necessità di cambiamento

Perché parliamo di antispecismo?
Cosa c’entra con la decrescita (selettiva degli sprechi) e con l’ecologismo (difesa dell’ambiente naturale)?
Spesso questi temi vengono visti separatamente eppure, non cogliere i reciproci nessi, significherebbe pensare di praticare il paradigma della decrescita – o analogamente dell’ecologismo – mantenendo un modello culturale (antropocentrismo: visione dell’uomo e tutto ciò che gli è proprio, come centrale nell’Universo), il quale sostiene ideologicamente le dinamiche produttive opposte. Qui intendiamo sostenere che ciò non ha molto senso.
Perseguire la sostenibilità alimentare mantenendo inalterato un modello culturale incentrato sul solo agente umano, conduce a contraddizioni che minano alla base il perseguimento della stessa sostenibilità. La ragione sta nel fatto che si muovono critiche ad alcune pratiche produttive, senza tenere conto della visione del mondo che è nata in funzione delle medesime pratiche messe in discussione. La presunta “alternativa” finisce con l’essere la “copia conforme” delle stesse logiche, riproposte –spesso inconsapevolmente- sotto altre forme.

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https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61709

Lo sviluppo che crea insicurezza

Lo sviluppo che crea insicurezza

Quando venni in questa via dove oggi è il mio studio, in un quartiere semicentrale di Roma, nel giro di cento metri c’erano un bar, un tabaccaio, una tintoria, un negozio di alimentari e una trattoria. Poco più lontano, diciamo in un raggio al massimo di 500 metri, un’edicola di giornali, un barbiere, e un idraulico; pochissimo oltre un ufficio postale. Oggi tutti questi luoghi sono scomparsi, cancellati o adibiti a usi assai diversi. Sopravvivono solo il tabaccaio, la trattoria e il bar, ma anche quest’ultimo non se la passa troppo bene: 
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https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61707

Così Trump ha ucciso l’alleanza Transatlantica

Così Trump ha ucciso l’alleanza Transatlantica

“L’alleanza Transatlantica così come la conosciamo è morta. La fine della Guerra Fredda, la crescente stanchezza degli Stati Uniti verso i suoi affari globali e la preoccupazione per gli affari interni su entrambe le sponde dell’oceano avevano già indebolito i legami transatlantici quando la presidenza di Donald Trump ha inflitto il colpo mortale”. A dirlo è Foreign Affairs, l’autorevole rivista statunitense dedicata alle relazioni Internazionali curata dal prestigioso Council on Foreign Relations.
Nella loro analisi, Philip H. Gordon e Jeremy Shapiro sostengono che l’amministrazione Trump , nella sua sfida all’Unione Europea a trazione tedesca, abbia messo la parola fine all’Alleanza transatlantica così come l’abbiamo conosciuta. “Una futura amministrazione degli Stati Uniti – osservano – anche se sarà più incline all’idea di cooperazione, non sarà più in grado di ripristinare la vecchia alleanza”. Se una nuova alleanza deve emergere dalle ceneri del passato, affermano, “deve essere basata su un accordo più realistico tra Europa e Stati Uniti e una che risponda meglio alle esigenze di entrambi i partner”.

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Gli intellettuali sovranisti? Sono gli esclusi dall'élite precedente

Gli intellettuali sovranisti? Sono gli esclusi dall'élite precedente

Non è vero che il sovranismo non ha intellettuali. Anzi, conta su parecchi eruditi che hanno avuto poca fortuna con l'élite precedente.

Un’alleanza culturalmente reazionaria, ammiccante all’estremismo di destra e agli incolti. Un’espressione perfetta delle campagne, delle periferie e dei piccoli centri urbani. Un forza che privilegia la semplicità di pensiero, la praticità e la comunicazione alla pancia degli elettori, anche a discapito dei fatti, della logica e della verità. Una casa politica per razzisti, provinciali e superstiziosi. Il governo Lega-5 stelle viene abitualmente descritto, insomma, come anti-intellettuale. 

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GLI USA BLOCCANO I PROGETTI DELLA GERMANIA DI COOPERAZIONE CON LA RUSSIA



Con le sanzioni ed il blocco dei progetti fra Europa e Russia Washington persegue un obiettivo molto importante per gli interessi degli USA – impedire all’Europa di sottrarsi dal controllo atlantico. L’America non ha bisogno di un’Europa indipendente, forte, perché sarebbe un concorrente e persino un nemico sulla scena mondiale. 
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CONTINUA LO SLITTAMENTO : L’INDIA RESISTE A TRUMP IN OGNI MODO



Con il tentativo degli Stati Uniti di cambiare regime in Venezuela che non sta andando da nessuna parte, sta diventando velocemente sempre più ovvio il fatto principale che i vassalli e gli alleati non hanno paura delle conseguenze di sfidare l’egemonia USA.
L’India, in particolare, è stata abbastanza chiara nella sua opposizione agli editti di Trump circa con chi possa e con chi non possa commerciare.
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ZINGARETTI “NUOVA SPERANZA” DEI MEDIA



Tutto come previsto: Nicola Zingaretti è il nuovo “padrone” del Pd e i giornaloni di regime lo acclamano, parlando del fratello del commissario Montalbano come della “nuova speranza” per il Paese, ridotto sull’orlo della bancarotta non da decenni di governi targati Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, ma da un anno scarso di esecutivo gialloverde.
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SI “SGONFIANO” LE SOCIETÀ DEL FRACKING NEGLI STATI UNITI



La tecnologia della fratturazione idraulica ( Fracking) per l’estrazione petrolifera pone cinque problemi seri: 1. Spreco di acqua scarsa; 2. Oscena forma di finanziamento ; 3. Effetti tossici nella geopolitica; 4. Grave depredamento ambientale; 5. Seri danni alla salute – causando terremoti e l’uso di sostanze chimiche letali segrete, alcune delle quali cancerogene .
Il Wall Street Journal ( WSJ ) occulta quattro dei cinque problemi e si concentra incidentalmente sul finanziario, senza affrontare il suo danno ambientale.

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Il mistero sul boom delle banconote da 100 dollari

Dollari 100 pixabay

La notizia è passata abbastanza sotto silenzio, coperta dal turbinio di polemiche politiche che volavano ben più in alto, nell’empireo dell’intelletto. Ad esempio, la scarsa preparazione di Lorella Cuccarini riguardo la frequenza degli appuntamenti elettorali nel nostro Paese. Povera Italia, come sei ridotta. Ma torniamo a noi. Stando a quanto rilanciato da Bloomberg e ripreso dal Sole24Ore senza particolare enfasi, in base agli ultimi dati forniti dalla Bce, le imprese italiane hanno ritirato più di 20 miliardi di euro dai loro depositi overnight presso le banche italiane in gennaio, come mostra il grafico. Motivo? 
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https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/2019/3/7/spy-finanza-il-mistero-sul-boom-delle-banconote-da-100-dollari/1856068/

TRADE DEFICIT: BOOOOOOOOOOM!

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Quella di ieri non deve essere stata una delle giornate migliori di Donald Trump, ieri sulla Casa Bianca cadevano tuoni e fulmini ovunque…
…una botta da oltre 100 miliardi di dollari, il più alto livello di deficit da un decennio intero, un altro decennio perduto.
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http://icebergfinanza.finanza.com/2019/03/07/trade-deficit-boooooooooom/

LA MORTE VIAGGIA SU AUTO ELETTRICA: LE VERITÀ SCOMODE DELLE AUTO ECOLOGICHE




Carissimo Direttore, fra pochi giorni quasi tutte le testate giornalistiche daranno notizia del salone dell’auto di Ginevra e ci parleranno del rapporto automobile-ecologia per convincerci che non c’è altro futuro automobilistico che non sia a propulsione elettrica o ibrida. Se non vengono smentiti con argomenti veri e comprovati riusciranno nel loro intento reale, che è sempre e solo quello di fare propaganda a chi li paga, mascherando da informazione parole mirate e finalizzate ad uno scopo preciso, nella migliore tradizione del giornalismo prezzolato e a libro paga dei potenti.
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http://www.difesaonline.it/evidenza/lettere-al-direttore/la-morte-viaggia-su-auto-elettrica-le-verit%C3%A0-scomode-delle-auto

Bunga Bamba: Test della cocaina per i Parlamentari



Proprio oggi si è appreso che Matteo Salvini, sempre più sceriffo, ha aperto un nuovo fronte con(tro) l’alleato pentastellato: la droga, nella fattispecie la questione consumatore-spacciatore.
Salvini ha dichiarato di non voler punire il consumo ma di essere mosso da un intento lodevole e cioè il togliere dalle strade gli spacciatori, a prescindere se costoro siano in possesso o meno di “modiche quantità”: dato che il 5s è a favore della legalizzazione della Cannabis, parlare di “fronte” da parte mia e magari anche di “inopportunità” (nella tempistica) non è un peccato almeno dal punto di vista pentastellato (anche se, come noto tra i lettori, sono tra quelli che apprezzano questo Governo e il rapporto di fiducia tra Luigi Di Maio e Salvini).
Premetto che sulla tematica “legalizzala” (Cit. Articolo 31) sono più vicino alle idee di Salvini ma comprendendone pro e contro non mi reputo assolutamente un “talebano” di una o dell’altra posizione.

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https://comedonchisciotte.org/bunga-bamba-test-della-cocaina-per-i-parlamentari/

La nuttata è passata (non si interrompino i sogni)



La nuttata del PD è passata? In così poco tempo? Perché no.
Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del PD. Lo si sapeva da circa due anni almeno, eppure ci sono stati 1.800.000 esserini che si sono recati a votare alle primarie di tale partito per farlo vincere. Come se il destino avverso incombesse sulla ridanciana pelata del Nostro. 1.800.000 italiani convinti che, recando circa 3.600.000 euri al partito del tradimento strutturale della Patria, potessero decidere le sorti di una candidatura già decisa laddove si decide veramente.
Come certe elezioni in cui il candidato dell’apparato riceveva dai compagni il 98,31%: meticolosamente scrutinato, ovvio. Il comunismo non c’è più, ma l’apparato sì. E non è certo l’apparato del PD.
Qualcuno obietterà che i numeri sono quello che sono, ma io ho agio di rispondere che i numeri sono quello che sono anche quando sono scrutinati dal Ministero. Uomini, eventi e leggi vengono decisi altrove: queste pagliacciate servono unicamente a ratificare e a far contenti i micchi che ancora credono alla croce sulla carta.
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mercoledì 6 marzo 2019

La rivolta che (forse) verrà

La rivolta che (forse) verrà

Warren Buffet, uno degli uomini più facoltosi del mondo, ha ammesso che nell’ultimo trentennio si è combattuta una guerra di classe e l’hanno vinta i ricchi. E’ così, ma Buffet omette di citare altri vincitori, i fiancheggiatori della classe dominante, i gruppi intellettuali accademici, culturali, dell’intrattenimento e dello spettacolo che hanno organizzato la società dei consumi, dei diritti e dei desideri, le sedicenti élite ritratte spietatamente da Christopher Lasch. Al loro seguito, sono vincitrici parziali, strumentali, una serie di minoranze divenute centrali nello schema ideologico e di potere che ci pervade. Dall’altro lato, la trascurabile maggioranza degli esseri umani, per utilizzare una felice espressione di Ennio Flaiano.
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https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61669