STUPIDA RAZZA

venerdì 31 agosto 2012

La religione della crescita che incatena il pianet

Gli effetti distruttivi di uno sviluppo infinito dei consumi e della produzione a spese della natura

Quante volte abbiamo sentito dire in questi ultimi cinque anni che la crisi è sistemica, strutturale, un intreccio di crisi sovrapposte: finanziaria, occupazionale, produttiva, energetica, climatica, alimentare, idrica, demografica, ecologica e sociale, inestricabilmente materiale e spirituale? Quante volte, di converso, abbiamo dovuto prendere atto che le scienze economiche (in tutte le loro varie versioni teoriche, scuole e tendenze) non sono state in grado né di prevedere, né di prevenire, né tantomeno di curare le crisi in atto? Che sia quindi giunto il momento di sancire anche la crisi dell'economia, il superamento dei suoi «principi normativi»?
Se lo chiede Gilbert Rist con il suo ultimo libro, I fantasmi dell'economia (Jaca Book, pp 214, euro 22), che si ricollega e approfondisce la ricerca iniziata con Lo sviluppo. Storia di una credenza occidentale (Bollati e Boringhieri). Una ricostruzione impietosa del pensiero economico, una demolizione della «regina» delle scienze sociali, il fulcro attorno cui ruota la politica contemporanea e la condanna delle nostre vite quotidiane.

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