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Molti anni fa per visitare la Thailandia era obbligatoria la vaccinazione contro la malaria. C’era un libretto sanitario che doveva essere esibito alle autorità sanitarie che lo avessero richiesto e nel quale venivano annotate tutte le vaccinazioni. La mia vacanza thailandese inizia così, e prosegue assumendo scrupolosamente i farmaci prescritti. Ad un certo punto però le cose si complicano e sul corpo cominciano ad apparire fastidiose macchie rossastre che mi causano prurito. Do la colpa all’alimentazione, così diversa da quella a cui ero abituato. Lentamente tolgo tutti gli ingredienti fino a mangiare solo riso bollito. Ovviamente dimagrisco e mi deprimo. E comincio a pormi delle domande: non sarà per caso l’antimalarica a ridurmi così? Verso la fine della vacanza scopro che è proprio come temevo: smetto di prendere quelle maledette pastiglie e non soffro più di irritazioni cutanee. Nel frattempo mi sono perso un bel po’ di massaggi in spiaggia e di quella tranquillità che andavo cercando. Tirando le necessarie somme decido che il rischio di contrarre la malaria non vale la certezza di appestarsi di bubboni. Punto.
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