
Il concetto di salvezza, in quanto tale, esprime un bisogno che si è rivelato costitutivo nell’essenza dell’esserci umano, il quale, essendo un ente finito autocosciente, è consapevole della propria finitudine e della propria precarietà su questa terra. Ciò lo spinge incessantemente a cercare àncore di sicurezza che lo aggancino a qualcosa di solido e sicuro per poter resistere a tutte le difficoltà che la vita presenta in modo inevitabile. Questo bisogno, invero, è assai profondo, poiché riguarda tutti gli elementi che compongono l’esserci in quanto tale: esso infatti può essere di tipo corporeo (salvarsi dalle malattie e dalle sofferenze fisiche), o ancor più di tipo spirituale (salvarsi dalle angosce e paure che il senso del divenire impone). Questo bisogno, inoltre, si accompagna alla razionalità, favorendo così la nascita delle religioni che indicano una vita eterna, sia la formazione degli stati politici che col loro sistema di leggi dovrebbero avere la funzione di assicurare la nostra incolumità con un sistema di giustizia efficiente, sia l’espressione delle varie forme etiche che cercano di stabilire cos’è il bene e cos’è il male. Infine, esso può trasformarsi anche in un sentimento pervasivo che ci spinge a bramare una via di liberazione da tutto ciò che ci opprime, soprattutto dal male nella sua genericità, per ridarci la speranza di una vita migliore. Ad ogni modo questo breve saggio non vuole essere una riflessione soteriologica rivolta al passato, ma semplicemente uno sguardo sulla condizione umana della nostra vita odierna.
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