Chi non ha mai sentito parlare, a torto o a ragione, delle meraviglie dello stato sociale svedese, degli alti livelli di istruzione, della straordinaria diffusione delle nuove tecnologie o dei costanti piazzamenti della Svezia ai vertici delle classifiche globali della “qualità della vita”?
E tuttavia, ad un’analisi appena più approfondita, non è difficile constatare che le semplificazioni operate mediante la costruzione di “indici di felicità”, e le banalizzazioni di media, politici e intellettuali affezionati ai luoghi comuni, non riescono a dar conto della complessità della società svedese e ne ignorano, il più delle volte, contraddizioni, dilemmi, mutamenti più o meno recenti, quando non falliscono del tutto nell’individuare almeno una parte dei principi stessi che hanno ispirato, e ancora ispirano, il cosiddetto “modello svedese”.
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