Me lo domando spesso.
La vita si riduce, a volte, a tale banale considerazione: a chi si appartiene?
Si dice che il destino atterri alcuni, esalti gli altri e che solo il Tempo intervenga a sedare l’ingiustizia permettendo la verità: sono d’accordo, a patto di non chiamarlo destino.
In realtà ciò che amiamo appellare destino, nel breve margine che la Morte ci concede, non è che una scelta d’appartenenza. La schiavitù a un ordine, a una setta, a un pensiero prestabilito. Ciò determina il nostro essere nel mondo, la fatuità del vivere, i successi, le soddisfazioni.
Chi è estraneo a questo viene estromesso, di fatto, dal consesso sociale. Ora più di prima, molto più di prima. La libertà, di cui si ciancia, è davvero un fantasma sul proscenio del postmoderno. E chi se ne accorge? Nessuno, poiché ognuno, o la maggior parte di noi, appartiene a qualcosa o qualcuno.
LEGGI TUTTO:
Nessun commento:
Posta un commento