Confetra lancia un’allerta sul trasporto su strada, penalizzato dalla carenza di autisti, e su ferrovia, colpito anche dall’aumento dei prezzi dell’energia (con un extracosto di circa 100 milioni di euro nel 2022): secondo l’associazione di logistica servono nuove politiche sull’intermodalità, all’interno di una strategia complessiva per il Paese sulla movimentazione delle merci. Mentre il Pnrr, pur molto utile a livello di interventi infrastrutturali, appare insufficiente per le esigenze di digitalizzazione delle imprese del settore logistico, perché, a queste ultime, sono riservati, nel piano nazionale, solo 190 milioni circa. A suonare il campanello d’allarme, dati alla mano, è il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo. «In Italia – afferma - il settore dell'autotrasporto merci in conto terzi presenta ancora un’offerta eccessivamente polverizzata. Delle quasi 109mila imprese del settore logistico, iscritte alla Camera di commercio, quasi il 70% è rappresentato da aziende di trasporto merci su strada e, fra queste, oltre l’80% è composto da società non di capitali. Per le aziende strutturate è, inoltre, ormai pressante la problematica della penuria di autisti. Il report annuale International Road Transport Union mostra una crisi di questo lavoro a livello globale». In effetti, i dati del documento mostrano che, globalmente, a fine 2022, manca circa il 40% degli autisti che servirebbero al mondo dei trasporti. L’Europa, peraltro, risulta allineata con questo dato: manca, infatti, il 40% degli autisti, rispetto alle richieste del mercato del lavoro. In Italia, poi, secondo le stime riportate da Confetra, nell’immediato servirebbero almeno 5mila guidatori di Tir, una cifra che salirebbe a quota 17mila, se proiettata nel prossimo biennio; e molti analisti stimano che questo numero crescerà ancora negli anni a venire. E sul tema degli autisti che mancano, De Ruvo sottolinea che «per rendere più attrattiva una professione dove gli italiani sono ormai pochissimi bisognerebbe, intanto, migliorare i tempi di attesa per scaricare e caricare le merci nei porti, negli aeroporti e anche nelle aziende clienti della logistica. Ma occorre anche investire in infrastrutture per le soste che siano efficienti e dignitose. Altrimenti come può un giovane essere interessato, con la prospettiva di lunghe ore di attesa sotto il sole o al freddo dell'inverno?». A fronte di questa situazione, sottolinea De Ruvo, «diventa sempre più importante l’intermodalità con l’utilizzo della ferrovia. Il mare deve essere collegato a terra anche col treno. Invece, la quota della modalità ferroviaria per il cargo, in Italia, è ancora bassa: circa 13%, contro la media europea del 19%; ed è molto lontana dall’obiettivo del 30%, da raggiungere entro il 2030 secondo il green deal della Commissione europea. Non solo. Si sussidia l’autotrasporto e si ignora il fatto che le aziende ferroviarie sono energivore. Le società private del settore prendono energia da Rfi e non è stato loro riconosciuto il beneficio del credito d'imposta. Ma se si danno sussidi all’autotrasporto e non ai treni, si va anche contro il processo di decarbonizzazione di cui tanto si parla». Proprio su questo punto Fercargo, associata di Confetra, ha scritto al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini e al viceministro Edoardo Rixi. «Nel settore ferroviario – si legge nella missiva - gli incrementi del costo dell'energia elettrica hanno raggiunto, nel mese di settembre 2022, punte del 540%; ad oggi si sono attestati intorno al 430%. Questi incrementi, se applicati agli oltre 50 milioni di chilometri percorsi da treni merci sulla rete ferroviaria nazionale italiana, previsti per l’intero 2022, possono essere quantificati in un extracosto di circa 100 milioni di euro nel 2022, rispetto all’anno precedente; una cifra che né le imprese ferroviarie né il mercato sono assolutamente in condizione di assorbire». Secondo De Ruvo, occorre puntare sull’intermodalità, incrementando il trasporto su ferro, per far uscire in fretta «le merci dai porti e farle arrivare negli interporti. La riforma della legge portuale del 2016 è stata attuata, per molti aspetti, solo parzialmente e manca una strategia nazionale per la portualità e, in generale, per il trasporto delle merci. In Italia abbiamo 26 interporti ed è essenziale collegarli in modo efficiente alle banchine.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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