STUPIDA RAZZA

martedì 27 dicembre 2022

Caro Guerri, attenzione ad Harari È lui l’ideologo del Grande reset

 

Ho letto con piacere ed attenzione la bella intervista rilasciata a Maurizio Caverzan da Giordano Bruno Guerri. È un insieme di affermazioni di buon senso con cui non si può non essere d’accordo. Ma c’è un punto che mi ha stupito. Guerri si dice affascinato, tra gli autori moderni, dai libri di Yuval Noah Harari. Identifica Harari con autore letterario, mentre per me è molto di più. È l’auto re del copione che da tre anni va in onda nella vita reale ad opera del World Economic Forum. È il teorico del futuro che ci aspetta a breve. È un utopista con una differenza fondamentale rispetto a tutti gli altri utopisti della storia. Le loro fantasie erano ambientate in un «non luogo» (utopia) a testimonianza del fatto che il loro stesso autore le riteneva irrealizzabili. L’utopia di Ha - ra r i si chiama Grande Reset, ed è in corso di attuazione, a tappe forzate, a partire dalla famosa pandemia che K l au s S chwa b ha definito un’occa - sione irripetibile di cambiamento del mondo. K l au s S chwa b esprime questo concetto nel suo libro più famoso Covid-19 The Great reset, scritto a quattro mani con Thierry Mallaret. E descrive invece nel dettaglio la natura di questo cambiamento in u n’opera precedente (La quarta rivoluzione industrial e, con prefazione, nell’e d izione italiana, di John Elka n n) e successiva (Governa - re la quarta rivoluzione indust riale ) in cui si parla apertamente di fusione della natura umana con l’intelligenza artificiale emergente. Ciò sarebbe possibile con un’agenda dì digitalizzazione che i governi di tutto il mondo hanno recepito e fatto propria. Due temi, l’agenda digitale e l’a ge nd a verde, sono al centro del cambiamento epocale in atto sul pianeta. L’uomo deve cambiare la sua stessa natura diventando dipendente dall’agen - da digitale. Contestualmente deve ridimensionare i suoi consumi alimentari ed energetici per limitare un riscaldamento globale che le élite ritengono incontestabile, ma che molti esimi scienziati ritengono invece pretestuoso. Ma cosa c’entra Yuval Noah H arar i con Klaus Schwab? S chwa b non è abbastanza rassicurante. C’è in S chwa b, nel suo accento tedesco, nella sua postura rigida e quasi militare, qualcosa di inquietante. Ed ecco che, nel tempo, l’im - maginifico H a ra r i ha sempre più conquistato il centro della scena ed è diventata la voce ufficiale dei forum di Davos. D’altronde H a ra r i non è uno scrittore come gli altri. Il suo successo è il risultato della sua identificazione col sistema. I suoi libri sono best sellers assoluti ed hanno stampato milioni di copie in tutti i paesi del mondo. Il suo libro Sapiens. Breve storia dell’uma nità è stato tradotto in trenta lingue. Il successivo, Homo deus, ha avuto una visibilità ed un rilievo anche maggiore. Ma non si tratta di un caso: il sistema lo impone. H a ra r i ha tenuto lezioni obbligatorie in tutte le grandi aziende di Silicon Valley, con lo scopo di procedere alla formazione della nuova classe dirigente. I suoi libri sono la bibbia del mondo che sta per nascere. E non uso il termine a caso perché H a ra r i vuole sostituire il nuovo Homo deus agli dei del passato che erano, secondo lui, compreso G e sù C r i s to, fake news. Nel passato l’evoluzione si è svolta naturalmente. Oggi una élite di filantropi è in grado di prendere in mano il progetto evolutivo dell’uomo e del pianeta, per costruire forme di vita inorganica e ibrida. H a ra r i viene definito transumanista e questa visione del transumanesimo ha fatto sì che la parola transumanesimo significhi oramai qualcosa di a g g h i ac c i a nte. Qualche anno fa ero interessato al transumanesimo come prosecuzione e completamento ideale dell’umanesi - mo rinascimentale. L’umane - simo ha prodotto filosofia, sapere, bellezza. La frase che meglio definisce l’u m an e s imo è la famosa definizione di Pico della Mirandola che afferma che l’uomo può scegliere cosa diventare: degenerare nell’animalità o ascendere alla natura divina, con una semplice decisione della sua anima. È un appello a migliorarsi, crescere, elevarsi. Per Ha - ra r i e per le élite di cui è espressione, i due ruoli, animale e divino, devono separarsi e non saranno più oggetto della scelta di ciascuno di noi. Le élite saranno i nuovi dei, gli uomini normali saranno respinti nel regno animale e come animali saranno allevati e controllati per non alterare l’equilibrio del pianeta. Sopravviveranno a scopi utilitaristici per integrarsi nell’agenda digitale e nella vita inorganica. E dice queste cose apertamente, senza procurare nessuna relazione, ma solo ammirazione nei suoi ascoltatori, diretti interessati e vittime designate dai suoi progett i . Capisco il fascino che un autore come H a ra r i può suscitare, soprattutto per la presunta modernità di certe sue argomentazioni. Tuttavia bisogna vigilare sulle trappole e i falsi miraggi che il suo pensiero ci prospetta.

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