Da ieri il taglio dei parlamentari è legge. Grida di giubilo per l’ottenimento di un traguardo lungamente agognato e finalmente raggiunto.
La logica che ha portato al gaudio di ieri affonda le sue radici in un processo di lungo periodo, che val la pena di ricordare.
A partire dagli anni ’80 la crescente propaganda liberale e liberista (sono gli anni dell’edonismo reaganiano) ha spiegato a tutti, su ogni canale, come la politica fosse per sua natura un impedimento, una sorgente di spreco, di lacci e lacciuoli, di corruzione, di inefficienza, una forma di esistenza parassitaria e inutile, rispetto a cui la ricerca competitiva del massimo profitto rappresentava invece una forma di vita nobile, pulita (la “società civile”) ed efficiente.
Al tempo stesso, all’insegna della modernizzazione e dell’efficienza la sfera delle decisioni nelle mani del ceto politico ha cominciato a venire ridotta con costanza, mentre simultaneamente la necessità di venire a patti con le esigenze del capitale è parimenti cresciuta.
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