STUPIDA RAZZA

venerdì 29 novembre 2019

I ritmi frenetici di Amazon mettono a rischio i dipendenti



Quando Candice Dixon si era presentata per il suo primo giorno di lavoro nel magazzino Amazon di Eastvale, in California, era entrata in un mondo meraviglioso di automazione, efficienza e velocità. All’interno del tentacolare edificio di quattro piani nell’Inland Empire della California meridionale, centinaia di tozzi robot arancioni sfrecciavano sul pavimento, trasportando enormi scaffalature gialle.
Come ‘stower,’ [stivatrice] il suo compito era quello di stare in un determinato punto sul pavimento, come centinaia di altre persone in quel magazzino di più di 90.000 metri quadrati, e riempire di merci una infinita parata di scaffali. Un altro operaio, denominato “ragno d’acqua,” le portava scatoloni su scatoloni di prodotti: vasetti di proteine in polvere, unicorni gonfiabili da piscina, laptop, trucchi, sale marino dell’Himalaya, vibratori, macchinine di plastica. Doveva prendere ogni oggetto dallo scatolone, scannerizzarlo, sollevarlo sullo scaffale e scannerizzarlo nella sua nuova posizione. Doveva usare una scala a pioli per mettere gli oggetti in cima allo scaffale. Per i pacchetti pesanti (in particolare ricorda il cibo per animali domestici) doveva accovacciarsi, sollevarli e poi fare un passo indietro per afferrare l’oggetto successivo. Appena riempito uno scaffale, doveva premere un pulsante e un robot lo portava via, mentre un altro robot ne consegnava uno nuovo da riempire.
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