Il tipico giovane d’oggi non ha che lavori saltuari. Però non si fa mancare le vacanze, non paga affitto perché vive coi genitori, dai quali erediterà la casa in proprietà – ha soldi in tasca per andare in 350 mila a Modena al concerto di Vasco Rossi pagando 70 euro di biglietto, e per alimentare lo spaccio – onnipresente, corpuscolare, immenso – di cocaina, hashish, eroina a scopo ricreativo.
Vive in un paese che ha perso il 25% delle sue industrie e dove ormai quelli che lavorano in qualche attività produttiva sono una minoranza, mentre la maggioranza “non fa niente”, ossia né studia né lavora, e nemmeno pensa. Dove si perdono saperi scientifici e tecnologici, competenze, qualità della cultura, ma il giovane tipico – inteso come gruppo sociale – non si allarma, non si mobilita per migliorare se stesso e le cose, mettendosi a studiare, a combattere per una società migliore. Vive di “tempo libero” infinito, deve andare per forza al pub, la discoteca è il suo mondo.
Come mai? Perché può permetterselo. Lo spiega l’ultimo saggio – assolutamente essenziale – di Luca Ricolfi, “La Società signorile di massa”: vive consumando il grasso che cola dai genitori e dai nonni.
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