STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 novembre 2022

Gazprom minaccia l’Ue: ridurremo i volumi di gas in transito dall’Ucraina

 

La Ue ha indicato il valore del price cap sul gas a 275 euro per megawattora. Oltre questa soglia si bloccano le contrattazioni. Perplessità dall’Italia. Intanto la russa Gazprom torna a minacciare tagli alle forniture nel gasdotto che passa dall’Ucraina Trovato l’accordo sul price cap, ora l’Europa rischia di subire un nuovo taglio alle forniture di gas russo. Gazprom, che con una coincidenza quanto meno sospetta, ieri ha minacciato di ridurre i volumi che transitano dall’Ucraina: l’unica rotta ancora utilizzata per servire i clienti tradizionali, oltre che da sempre quella preferita per raggiungere l’Italia. La stretta comincerà il 28 novembre, lunedì prossimo – proprio quando le previsioni meteo annunciano un’ulteriore discesa delle temperature nel continente, sotto le medie stagionali – a meno che prima di allora non si arrivi ad una (improbabile) ricomposizione dell’ennesima disputa con Kiev, che Gazprom stavolta accusa di trattenere gas destinato alla vicina Moldova. Il gestore della rete ucraina, Gtsou, respinge ogni addebito: «È una grossolana manipolazione dei fatti, per giustificare la decisione di limitare ulteriormente le forniture di gas ai Paesi europei», si legge in un comunicato. È un copione simile a quelli già andati in scena più volte in passato, con conseguenze pesanti su prezzi e offerta di energia nel 2006 e poi di nuovo nel 2009, in quelle che vengono ricordate come “guerre del gas”. Ma oggi tra Mosca e Kiev è in corso un vero e sanguinoso conflitto, combattuto con le armi, in cui l’esercito russo non ha esitato a distruggere infrastrutture energetiche, con gravi danni per la popolazione civile. Quanto al gas, la rotta via Ucraina non è più una delle tante a disposizione di Gazprom, ma l’unica rimasta per rifornire l’Europa occidentale. I gasdotti gemelli del Mar Baltico – il Nord Stream 1 e il mai utilizzato Nord Stream 2 – sono infatti entrambi fuori uso dopo il sabotaggio dai contorni tuttora misteriosi avvenuto a fine settembre. E prima ancora la Polonia aveva rescisso il contratto per il transito di gas russo nel suo territorio, riservando di fatto la pipeline YamalEurope ai flussi da ovest a est. Via Ucraina ( utilizzando un solo punto di accesso, quello di Sudhza) Gazprom oggi esporta circa 43 milioni di metri cubi di gas al giorno: volumi scarsi ma ancora insostituibili per l’Europa. Se restassimo senza saremmo costretti ad aumentare il ricorso agli stoccaggi, col rischio di esaurirli prima della fine dell’inverno e di non essere in grado di riempirli di nuovo a sufficienza: con le forniture russe azzerate potrebbero mancarci 30 miliardi di metri cubi di gas da mettere via per il prossimo anno termico, ha avvertito di recente l’Aie. Eppure il prezzo del combustibile ieri non è salito più di tanto: il rialzo è stato di poco superiore al 4% al Ttf per il gas in consegna a dicembre, che è tornato a superare 120 euro per Megawattora. Sono livelli elevati, quasi il quadruplo rispetto alla norma in questo periodo dell’anno. Ed è probabile che molti operatori diano già da tempo per scontato che la Russia prima o poi finirà col chiudere i rubinetti. Ma forse c’è anche la convinzione che il prossimo taglio, ammesso che ci sia, sarà lieve. Gazprom calcola che in tutto le siano finora sottratti 52,52 milioni di metri cubi di gas, ma minaccia di trattenere dal 28 novembre solo la quota di forniture destinata alla Moldova: appena 5,7 milioni di metri cubi al giorno dunque, quel poco che ormai spetta a Chisinau, anch’essa coinvolta di recente in dispute con il fornitore russo.

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