STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 novembre 2022

Tra i giovani boom di miocarditi dopo il vaccino

 

Uno studio canadese registra casi di miocarditi quasi 150 volte maggiori del previsto dopo il vaccino. Tassi più alti tra gli under 30. Leggete questo numero ad alta voce. Scandite bene ogni cifra: 148,32. È il rapporto tra le miocarditi diagnosticate e le miocarditi attese nei ragazzi della Columbia britannica, di età compresa tra 18 e 29 anni, fino a marzo 2022, dopo la seconda dose del vaccino Moderna. Sapete cosa significa? Che le infiammazioni al cuore sono state quasi 150 volte di più di quanto era stato previsto, in base alle precedenti statistiche sulla malattia. È una delle scoperte contenute in uno studio appena pubblicato dal Canadian medical association journal, rivista scientifica canadese. Gli autori hanno monitorato i 4 milioni e mezzo di inoculati della provincia più occidentale del Paese, misurando i tassi degli effetti collaterali cardiaci a sette e a 21 giorni dalla prima, dalla seconda e dalla terza dose. Complessivamente, si sono verificate 99 miocarditi per 100.000 sh o t a una settimana dalle punture, contro le 6,7 preventivate: 14,81 volte di più. Prendendo come riferimento il periodo più lungo, il dato arrivava a 141 miocarditi effettive contro le 20,1 pronosticate (7,03 volte di più). I tassi di miocarditi erano maggiori tra i ragazzi delle classi 12-17 anni e 18-29 anni, specie se di sesso maschile. Nella prima fascia, le reazioni registrate sono state oltre 25 volte di più di quelle preventivate; nella seconda, 9,87 volte di più; tra 30-39, 6,17 volte di più. Inoltre, come dicevamo sopra, è stato comprovato che il rischio massimo è rappresentato dalla seconda dose di Moderna: dai 18 ai 29 anni, entro sette giorni dalla somministrazione, il tasso di miocarditi schizzava a 22,05 per 100.000 inoculazioni (contro il 5,06 di PfizerBiontech); dai 30 ai 39, si attestava a 6,99 (contro lo 0,46 di Pfizer-Biontech). Evidenze simili per la finestra di rischio di 21 giorni: tra 18 e 29 anni, tasso di 22,97 miocarditi per 100.000 dosi dopo il secondo sho t di Spikevax, contro il 5,84 di Comirnaty; tra 30 e 39, 6,99 contro 1,38. È un particolare rilevante anche per l’Italia: fino a primavera - dunque, fintantoché si vaccinava in massa la popolazione giovane - una buona quota di punture si faceva con il siero di Moderna. Il calcolo del rapporto tra i danni cardiaci diagnosticati e quelli attesi, poi, ha portato in luce un altro dettaglio preoccupante: per gli adolescenti, il pericolo di miocarditi rispetto ai precedenti storici sembrava aumentare con il primo booster. Dopo la seconda dose di Pfizer, stando alle informazioni raccolte in Canada, il differenziale toccava quota 134,29. Dopo la terza, saliva a 139,80. In soldoni: in età puberale, si verificavano quasi 135 volte più reazioni avverse al cuore di quelle che era ragionevole aspettarsi, entro sette giorni dalla seconda dose; e quasi 140 volte di più dopo il primo richiamo. Pure nei più grandi è accaduto qualcosa di simile: nei trentenni, a fronte di un rapporto tra miocarditi registrate e miocarditi attese di 3,35 dopo la seconda dose Pfizer, se ne osservava uno di 11,84 dopo la terza; negli over 40, si passava da 8,05 a 25,51. Stessa dinamica, allargando la finestra di rischio da una settimana a 21 giorni. Ricapitolando: in termini di incidenza, le miocarditi tendevano a verificarsi soprattutto in seguito al ciclo primario, tranne che tra gli adolescenti vaccinati con Pfizer, a 21 giorni dal richiamo (il tasso di miocarditi, in effetti, saliva da 6,73 a 9,75 con la terza dose). Il rapporto tra casi osservati e casi attesi, invece, era quasi sempre più elevato con il booster. Tuttavia, gli scienziati che hanno vergato la ricerca canadese hanno trovato una specie di gabola, per salvare l’ortodossia vaccinale. Visto che l’incidenza delle miocarditi cala tra gli anziani, i quali, al contempo, sono più esposti alle conseguenze gravi nel Covid, includerli nelle stime sposta l’asticella verso l’eterna giostra delle inoculazioni. E siccome ci sono più effetti avversi dopo la seconda dose che dopo la terza, gli studiosi sostengono che pure inseguire i ragazzi con la siringa debba rimanere «la strategia preferenziale». Il punto è che, per dimostrare il vantaggio degli antidoti, essi citano un report americano risalente all’e s ta - te del 2021. Ovvero, a prima che comparisse la meno patogena variante sudafricana. Lo scorso febbraio, un paper pubblicato dall’Euro p ea n journal of clinical investigatio n , giungeva già a conclusioni molto diverse: «Nei ragazzi tra 12 e 17 anni, la vaccinazione con due dosi era uniformemente vantaggiosa solo in ragazze non immuni al Covid con comorbidità. Nei ragazzi con una pregressa infezione e n e s su n’altra patologia, persino una sola dose comportava più rischi che benefici». Ora, in pieno scenario Omicron, la bilancia pende ancor di più a favore di una moratoria sulle punture. Se ne stanno rendendo conto un po’ ov u n que, dalla Scandinavia alla Columbia britannica. Da noi, quando suonerà la sveglia?

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