Dopo la strage di Parigi un dato è certo. La trincea è ovunque. Si tratta di capire come siamo arrivati a questo punto. C’è la sensazione in Italia – forse qualcosa di più di una sensazione – che un attentato orribile, devastante, avvenga anche da noi.
Di nuovo: come siamo arrivati a questo punto? Lo sguardo va al quadro geopolitico: che cosa sta accadendo in quell’area, tra la Siria e l’Iraq, in cui è nato il cosiddetto Stato islamico? Quali interessi ci sono? Intendo: quali interessi anche delle potenze occidentali. Siamo sicuri che la strategia politico-militare dell’Occidente sia esente da errori?
Siamo sotto attacco: l’offensiva si è sviluppata con forza crescente: assalto a Charlie Hebdo, in Tunisia, all’aereo russo. Adesso, Parigi. Siamo in guerra: è l’11 settembre dell’Europa. Giusto. Ma perché? Perché ci attaccano? Se non si guardano (anche) le responsabilità dell’Occidente ci raccontiamo una bella favola: noi siamo i buoni e loro incarnano il male. Non è così. La questione storico-politica è più complessa.
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