Raffica di sanzioni, Trump punisce Pechino e chiude con l’Oms, mentre l’Europa tedesca si smarca
atlanticoquotidiano.it
Innanzitutto, bisogna premettere che qui non si tratta solo dell’autonomia e delle libertà di Hong Kong. Si tratta di Taiwan, del Mar Cinese meridionale, degli altri Paesi del Sud-Est asiatico, delle ambizioni di leadership globale della Cina comunista. Sono tutte tessere dello stesso domino. Hong Kong è la prima, ma è anche un test. Pechino ha scelto questo momento per porre fine all’autonomia della ex colonia britannica non solo perché gli ultimi mesi hanno dimostrato che sta perdendo la sua presa su di essa e l’autorità della governatrice Lam è ormai compromessa, non appare in grado di ristabilire l’ordine e un nuovo rovescio alle elezioni legislative di settembre è più che probabile. È anche perché i suoi avversari appaiono in difficoltà, indeboliti economicamente e politicamente, i governi e le opinioni pubbliche distratti dalla pandemia e concentrati sulla risposta alla crisi economica e sociale. Da come risponderanno su Hong Kong, però, dipenderanno le prossime mosse della leadership cinese.
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