STUPIDA RAZZA

martedì 28 aprile 2020

Alla fine, Marx potrebbe anche aver ragione




Prima di Marx, il socialismo era una sorta di pio desiderio volontario, uscito senza dubbio dalle fantasie dei Protestanti sul modo di vivere nel Cristianesimo primitivo, dove tutto sarebbe stato messo in comune e condiviso. C’erano stati alcuni tentativi di costruire comunità socialiste cristiane, ma la maggior parte di esse aveva avuto una fine infelice, particolarmente infelice quella degli Anabattisti di Munster. Anche le comunità socialiste secolari, i tentativi di Robert Owens, ad esempio, non avevano avuto molto successo, anche se erano terminate in modo più pacifico.
Marx asseriva di aver reso scientifico il socialismo, credeva cioè di aver scoperto il meccanismo guida della società attraverso i secoli: aveva concluso che il socialismo era l’inevitabile fase successiva dell’evoluzione. Insieme ad Engels aveva descritto la teoria nel Manifesto Comunista del 1848 e aveva passato il resto della vita ad elaborarne i dettagli. La lotta di classe, i mezzi di produzione, il trionfo della borghesia nei tempi moderni, la teoria del valore del lavoro (il plusvalore, più la borghesia ha successo, più crea la sua stessa distruzione): “Ciò che la borghesia produce, soprattutto, sono i suoi stessi becchini. La sua caduta e la vittoria del proletariato sono ugualmente inevitabili.” È una teoria completa della storia e della società. La forza trainante per l’avvento dell’era socialista è l’impoverimento del proletariato, perchè i proprietari dei mezzi di produzione spremono sempre più plusvalore dalla classe dei lavoratori, diventando sempre più potenti e più ricchi mentre le condizioni dei lavoratori peggiorano:
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