STUPIDA RAZZA

domenica 17 maggio 2020

Universitas

È meglio fare lezioni ed esami in un’aula o davanti a un computer sul divano di casa? Devo ammettere che da docente universitario, ormai da qualche decennio, non avrei mai pensato di pormi una domanda del genere. Perché?

Vi spiego come faccio (o meglio: facevo) lezione e stando alle valutazioni degli studenti, che sono pubbliche, con un ottimo risultato. Entravo in aula, accendevo computer e proiettore per le slide: leggevo la prima di queste sullo schermo, cominciavo a spiegarla e formulavo qualche domanda per sollecitare l’attenzione degli studenti. Mi avvicinavo a loro col microfono in mano e cercavo di far sì che loro stessi scoprissero passo dopo passo il senso di un pensiero di Aristotele, di Hobbes, di Kant, di Hegel e di altri classici. Il punto essenziale è sempre stato questo: capire il giusto modo di porre le domande, per far sì che le risposte – che io avevo in mente – potessero lentamente venire fuori dagli studenti. Qualche volta venivano fuori risposte inaspettate e intelligenti, a cui neppure io avevo pensato. Il mio impegno era totale, non c’era solo la mia mente, c’era il mio corpo che si agitava se non sentivo una partecipazione adeguata, oppure i miei occhi che brillavano quando uno studente dimostrava di aver colto il punto. Contatti e sguardi reciproci. La lezione non era solo un fatto mentale ma fisico, di corpi che vivevano insieme una esperienza irripetibile: io che mi mettevo a disposizione e loro, gli studenti, che seguivano un pensiero che si faceva carne o una carne che si faceva pensiero. Alla fine grondavo di sudore come se avessi zappato per delle ore. Ma felice di aver preparato il terreno per la semina.
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