La sfida di Ue e Stati Uniti all’Oms: una task force per contenere la Cina
Non parlano
e sp l ic i tam e nte
della Cina, non
citano l’Oms. Ma
è chiaro che, dietro l’idea di Stati
Uniti e Unione europea, che
lanciano una task force congiunta per la salute, c’è il tentativo di recuperare il terreno
perso in seno alle istituzioni
multilaterali globali. Quelle
che Pechino ha colonizzato,
con le conseguenze palesi e
disastrose cui abbiamo assistito nell’era Covid: gli imbarazzanti silenzi del direttore
del l’agenzia Onu, Ted ros
Adhanom Ghebreyesus, politicamente molto debitore al
regime comunista asiatico,
trasformatisi addirittura nelle lodi sperticate della sua delegazione, che a febbraio
2020 si recò nelle metropoli
in lockdown, compiacendosi
per «il più ambizioso, agile e
aggressivo sforzo di contenimento di una malattia nella
storia». Uno straordinario
spot alle serrate, cui fornì poi
l’assist decisivo l’Italia di G iu -
seppe Conte e Roberto Spera n za .
Quelle titubanze e quelle
complicità hanno ritardato le
opportune contromisure in
tutto il resto del mondo, provocando chissà quanti morti
evitabili. E lasciando il pianeta pure nell’impossibilità di
stabilire con certezza le responsabilità di Xi Jinping e
compagni. Il Sars-Cov-2 è
scappato dal laboratorio? Era
una bomba biologica cui la Cina stava lavorando come arma non convenzionale? La
pandemia è stata il risultato
di un tragico incidente, magari dettato dall’incuria e dalla
superficialità di chi gestiva il
laboratorio di Wuhan?
Secondo l’ultimo report siglato dal senatore americano
repubblicano, Marco Rubio,
il Covid è scaturito da «un grave incidente di biosicurezza».
E Pechino ne era al corrente,
tanto che, a febbraio 2020,
proprio mentre negava ogni
colpa, «stava mettendo in
guardia i propri funzionari»
sui rischi biologici e «stava varando nuove misure per prevenire gli incidenti di laboratorio». Non solo: gli scienziati, affiancati dall’esercito, in
quel mese fatidico avrebbero
provato a brevettare un vaccin o.
La verità, quella fondata su
prove incontrovertibili, probabilmente non la sapremo
mai. Ma, forse, il blocco occidentale s’è svegliato.
La task force, promossa al
termine di un bilaterale tra il
commissario Ue alla Salute,
Stella Kyriakides, e Xav ier
B e c e r ra , segretario americano del Dipartimento della Salute, nasce con l’intento di
«migliorare la prevenzione,
l’individuazione e l’a s s i s te n -
za per tutti coloro che sono
colpiti» dai tumori; per consolidare la cooperazione sul
fronte delle minacce alla salute mondiale, come le pandemie, l’aviaria, la malattia di
Marburg e la resistenza antimicrobica; per «migliorare la
comprensione delle condizioni post Covid e del loro impatto sulla salute, sulle società e sulle economie»; per rafforzare il coordinamento tra
le autorità di Bruxelles (Hera)
e Washington (Aspr), deputate a rispondere alle emergenze sanitarie e all’ap p rov v i g io -
namento di farmaci e vaccini;
e per condurre a «un esito positivo» i negoziati sul nuovo
Regolamento sanitario internazionale e il nuovo trattato
pandemico, in seno all’Oms,
«entro maggio 2024».
Si potrebbe essere tentati
di pensare: ecco la solita trovata per spingere sul pedale
degli allarmismi permanenti
e dei programmi di inoculazione eterni. Ma per comprendere il potenziale del
progetto, è soprattutto sugli
ultimi ultimi due punti che
occorre soffermarsi: la collaborazione più stretta con l’altra sponda dell’Atlantico e
u n’azione incisiva sulla riforma della governance planetaria della sanità.
Sembra che, facendo tesoro dell’esperienza maturata
con il Covid, Usa e Ue si siano
resi conto che non si può più
essere dipendenti dalla Cina
in materia di forniture di dispositivi medici, o di farmaci
(basti pensare alla caterva di
principi attivi esportati da Pechino, la cui penuria ha fatto
letteralmente mancare a lungo prodotti essenziali tipo l’ibuprofene, che serviva anche
a trattare il Sars-Cov-2).
Non solo. Le potenze occidentali devono aver realizzato che lasciare ai Brics, capitanati dal colosso asiatico, il
controllo degli organismi
multilaterali, equivale a scoprire un fianco. E mentre si
discutono due documenti destinati ad accrescere - ci piaccia o meno, è quasi scontato
che finisca così - le facoltà e i
poteri d’iniziativa e intervento dell’Organizzazione mondiale della sanità, diventa fondamentale evitare che il pallino resti in mano ai nostri rivali sistemici. L’egemonia globale è un’utopia e l’esito della
guerra tiepida con il Dragone
non è affatto scontato. Ma il
sibilo dei proiettili o il fragore
delle bombe sono soltanto
uno dei canali, quello cruento, da cui potrebbe passare
questo confronto epocale.
Non si combatte solo premendo grilletti. A volte - il Covid
insegna - la differenza tra vittoria e sconfitta passa per la
punta dell’ago di una siringa.
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