
Durante l’alluvione di Genova del 2011 facevo l’assistente operatore per la TV. La sera del 4 Novembre, di ritorno da un’altra troupe, partimmo subito per Genova, dove avremmo lavorato per il TG1. Andiamo direttamente all’areoporto a prendere la giornalista arrivata da Roma. Tra le prime vittime dell’alluvione quel mattino ci furono una bambina con sua madre. E l’unico pensiero assillante dell’inviata, spinta insistentemente al telefono dalla caporedattrice che la chiamava ogni 10 minuti, era di andare a prendere la testimonianza a caldo, in ospedale, del padre e marito delle vittime. Ero inorridito. Speravo con tutto il cuore che non ce l’avremmo fatta. Che non avessero scoperto in tempo quale fosse l’ospedale, che saremmo arrivati tardi e non ci avrebbero fatto entrare. Per fortuna andò così.
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