Il ritornello lo conosciamo: siamo sotto costante esame dei mercati, se facciamo scelte a loro gradite abbiamo qualche possibilità di cavarcela, altrimenti saremo distrutti. Implicito riconoscimento che fra stato e mercati ormai non comandano più parlamenti e governi, ma banche, fondi di investimento, hedge fund. Ed ecco i politici ridotti a lacchè sempre pronti a lucidare le scarpe ai signori della finanza.
Ma il guaio è che non è sempre facile
indovinare la cera più giusta, i mercati assomigliano a damigelle un po'
viziate che si stancano subito del vestito appena indossato e con aria
annoiata ne richiedono un altro. E se in un primo momento i mercati
hanno brindato di fronte alla decisione dei governi di spremere le
famiglie con un aggravio di tasse per garantire ai creditori interessi
più alti, oggi si dimostrano insofferenti perché sanno che togliendo
ricchezza alla gente si rischia di inceppare l'intero sistema, con danno
anche per loro.
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