Sta arrivando Pasqua, e io sono di pessimo umore.
Lo sono sempre, per la verità: il peso delle infinite, atroci, immotivate e inutili crudeltà che la specie cui (sempre più mio malgrado) appartengo infligge ai non-umani in ogni maledetto momento in tutto il globo, senza soluzione di continuità, senza tregua, senza batter ciglio — questo peso mi affatica da mezzo secolo, da quand’ero una bambina. È sempre lì, sordo, costante, un dannato rumore di fondo che non svanisce mai del tutto: forse tutto quello che ho fatto e che faccio è solo un patetico tentativo di soffocarlo? Me lo sono chiesto spesso, ma non trovo risposta
So che tutti quelli che si occupano, in modi diversi e a vario titolo, della liberazione animale e dei problemi a essa connessi sperimentano ineluttabilmente, prima o poi, un senso di rabbia e di impotenza. Non so come fanno gli altri a superarlo. Io ci son dentro con tutte le scarpe.
Dunque dopodomani sarà Pasqua.
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