STUPIDA RAZZA

venerdì 4 aprile 2014

Si può fare un Senato nemico della Casta?

La riforma del Senato, se non altro, ha avuto il merito di portare allo scoperto una serie di questioni di alto profilo, innescando un dibattito come non se ne sentivano da tempo. Anche se si fa sentire pesantemente  l’anchilosi intellettuale di trenta anni di torpore delle culture politiche. Il dibattito è interessante, ma confuso e giocato su “quel che sembri”, per cui Renzi sembra l’innovatore e chi gli si oppone un unico fronte di conservatori amici della casta. Le cose non stanno così ed una breve  puntualizzazione servirà a dissolvere qualche equivoco.
Il bicameralismo, storicamente, sorge in Inghilterra, con la rivoluzione del 1689, dal compromesso fra borghesia emergente –Camera dei Comuni- e principio di nomina regia –Camera dei Lord-. Poi questa soluzione sarà adottata dal “compromesso orleanista” delle monarchie parlamentari nel continente. Con l’avvento delle repubbliche in gran parte di Europa, nel 1918, la logica avrebbe voluto che il Senato sparisse, non avendo più il suo referente fondativo, ma le cose non andarono così, perché l’ala moderata dei nuovi sistemi politici ottenne di conservare il bicameralismo, diffidando del Parlamento monocamerale nel quale vedeva l’incarnazione dell’assemblearismo giacobino.
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