STUPIDA RAZZA

giovedì 30 aprile 2015

Dal bail-out al bail-in

  E il nodo puntualmente ignorato è che il problema non è salvare le banche che non sanno badare a sé stesse, ma salvare le nazioni, e i rispettivi popoli, dai banchieri che lo sanno benissimo, come badare a sé stessi.
Poco meno che di sfuggita, come un avvertimento doveroso ma tutto sommato di routine. E con il solito, comodissimo alibi del richiamo alle norme UE: della serie “ormai si è deciso così, lassù, e noi possiamo/dobbiamo soltanto adeguarci”. La comunicazione del governatore della Banca d’Italia, del resto, è arrivata nel corso di un’audizione al Senato e nell’ambito di un discorso più ampio, dal titolo fatalmente ponderoso di “Indagine conoscitiva sul sistema bancario italiano nella prospettiva della vigilanza europea”.
Tra una riflessione e l’altra, ecco spuntare anche l’insidiosissimo promemoria su ciò che cambierà a partire dal primo gennaio 2016 in tema di salvataggi bancari, con l’entrata in vigore del Meccanismo Unico di Risoluzione delle Crisi (Single Resolution Mechanism, SRM). Lo scopo, secondo i proclami dei suoi sostenitori, consisterebbe nel non scaricare più esclusivamente sulle casse pubbliche i costi necessari ad evitare il fallimento degli istituti di credito ormai prossimi al crac, per introdurre invece una nuova disciplina in base alla quale le perdite vengono innanzitutto addebitate agli azionisti e alla clientela. Detto in sintesi, e utilizzando la neolingua della finanza internazionale di matrice angloamericana, si passerà dal vecchio bail-out al novello bail-in.
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