I flussi di migranti che a rischio della vita, e pagando altissimi costi anche in denaro, attraversano su barconi improbabili il tratto di mare Mediterraneo tra le coste del nord-Africa e dell’Europa del sud, suscitano nell’opinione pubblica dei paesi in cui arrivano due reazioni contrastanti: quella umanitaria dell’accoglienza in nome della fratellanza e dell’uguaglianza dei diritti di tutti gli esseri umani, e quella egoistica del rifiuto dell’accoglienza che si traduce nella richiesta di riportarli nei luoghi da cui sono partiti o di usare la forza per impedire che partano.
La prima reazione è dettata da motivazioni religiose o da motivazioni politiche sostenute dalle frange più a sinistra della sinistra. La seconda è motivata dalla paura per l’insicurezza sociale che può essere innescata dall’arrivo di persone che non hanno nessuna risorsa per vivere e che l’istinto di sopravvivenza può indurre a tentare di tutto per riuscirci. Questa paura, che secondo i sostenitori dell’accoglienza sarebbe immotivata, ma qualche fondamento lo ha, viene ingigantita e strumentalizzata politicamente dai settori della destra più retriva. Ma né gli uni, né gli altri fanno un’analisi approfondita delle ragioni per cui masse crescenti di persone fuggono dai luoghi in cui sono nate e si riversano nei paesi dell’Europa occidentale.
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