Per una critica del lavoro e un elogio dell’ozio
«Ciò che l’uomo moderno teme di più è ciò che in passato lodava di più: il riposo, il distacco dalle passioni e dalle ambizioni» Giorgio Bocca
L’uomo moderno ha paura del tempo libero, ne è terrorizzato. Spesso addirittura gareggia con gli altri a chi lavora di più: 10, 12, 14 ore al giorno sono “normali”, anzi sono sintomo di benessere. Lavorare tanto fa bene: prima di tutto fa bene all’economia, che cresce con il Pil, poi fa bene alla nostra pancia che aumenta all’aumentare della ricchezza immagazzinata, la maggior parte della quale non ha alcuna utilità pratica.
Finché c’è lavoro dobbiamo lavorare. Che fine abbia il nostro lavoro? Non importa. Che qualità abbia il nostro lavoro? Tanto meno. Quante persone oggi vivono per lavorare, il lavoro è diventato l’idolo principale, ancora prima del denaro. Il lavoro non come espressione di sé, di genialità, non come creazione di valore, ma meramente come occupazione del tempo, come alternativa ideale per contrastare la minaccia dell’aumento di tempo libero dovuta al progresso tecnologico.
LEGGI TUTTO:
Nessun commento:
Posta un commento