
Ormai è ufficiale: il dipartimento di Polizia di Minneapaolis verrà chiuso, salvo che il sindaco democratico, Jacob Frey contrario alla decisione, non ponga il veto. E quello di New York subirà un drastico taglio di fondi. E mentre in tutto il mondo ci s’inginocchia in segno di solidarietà per la morte di George Floyd, Nancy Pelosi, la portavoce Dem alla Camera, dopo aver fatto anche lei l’inginocchiamento rituale di 8 minuti e 46 secondi, ha presentato il disegno di legge per la riforma della polizia americana. La riforma vieterebbe il “chokehold”, la stretta al collo, ma anche i mandati senza preavviso nei casi di droga, il cui spaccio è diffusissimo in molte comunità afroamericane. Inoltre, richiederebbe ai dipartimenti locali di polizia l’invio di dati sull’uso della forza al governo federale, e la creazione di un programma di aiuti finanziari che consenta ai procuratori generali di avviare un processo indipendente per indagare sulla cattiva condotta degli agenti. “Il martirio di Floyd ha portato un momento di angoscia nazionale che si sta trasformando in un movimento di azione nazionale, mentre gli americani di tutto il paese protestano pacificamente per chiedere la fine dell’ingiustizia”, ha affermato Pelosi, sottolineando che i Dem in Congresso sono dalla parte di coloro che “lottano per la giustizia e agiscono”. Non è chiaro che film abbia visto Pelosi nelle ultime due settimane, o forse alle finestre della sua dimora circondata da alti e spessi muri non sono arrivate le immagini di migliaia di edifici in fiamme per miliardi di dollari in danni a proprietà pubbliche e private, 11.000 arresti, 17 omicidi, tra cui due agenti di colore (Patrick Underwood a Oakland e David Dorn a St. Louis), del tentativo dei manifestanti di bloccare i pompieri di Richmond mentre cercavano di raggiungere una casa in fiamme dove si trovava un bambino, di un museo andato in fumo e dell’ospedale per bambini di Dallas dato alle fiamme, notizia, quest’ultima che, a differenza delle altre trova conferme e smentite.
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