Secondo le dottrine indù Maya
rappresenta l’illusorietà del divenire fenomenico che, pur non
possedendo una realtà inerente, si frappone come un velo davanti al
nostro sguardo, impedendo la vista del “reale” (da qui la definizione
shopenauriana: “Il velo di Maya”)
Se
dal punto di vista ontologico viviamo in un’illusione, la stessa cosa
si può dire secondo un punto di vista assai più terreno, quello della
narrazione dei fatti e degli eventi e della vita di tutti i giorni,
quello che si suole, con un eufemismo abbastanza grottesco, chiamare
“informazione”. Anche qui la rappresentazione dei fenomeni
copre con uno spesso velo la realtà, solo che in questo caso il velo è
costituito dalle menzogne con le quali, ciò che chiameremo pietosamente
lo “spirito del tempo” (zeitgeist direbbero i colti) cela la
verità delle cose attraverso le lenti deformate dalla propria visione
del mondo (in questo caso, i colti di cui sopra, userebbero il termine weltanschauung).
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