il bello "non per noi" è che non lo sa neanche lui.
Renzi ha annunciato che, se la riforma del Senato non dovesse passare, si dimetterebbe. In sé non pare una minaccia tale da convincere schiere di senatori a votare la sua riforma, se non fosse che lui la carica di sinistri avvertimenti : “Se la riforma non passa si vota”, che mi sembra tanto l’”ordigno fine di Mondo” del dottor Stranamore. Iniziamo con due calcoli sulle possibilità che la riforma passi al Senato, così come è, senza alcun ritocco perché il motto della nobile casata fiorentina de’ Renzi è “Prendere o lasciare”.
Renzi ha annunciato che, se la riforma del Senato non dovesse passare, si dimetterebbe. In sé non pare una minaccia tale da convincere schiere di senatori a votare la sua riforma, se non fosse che lui la carica di sinistri avvertimenti : “Se la riforma non passa si vota”, che mi sembra tanto l’”ordigno fine di Mondo” del dottor Stranamore. Iniziamo con due calcoli sulle possibilità che la riforma passi al Senato, così come è, senza alcun ritocco perché il motto della nobile casata fiorentina de’ Renzi è “Prendere o lasciare”.
L’art.
138 della Costituzione prevede che, in seconda votazione, i disegni di
revisione costituzionale siano approvati a maggioranza assoluta dei
componenti di ciascuna Camera, mentre non dice nulla per la prima
deliberazione, per la quale è sufficiente la maggioranza semplice. Il
Senato ha 320 membri elettivi e 6 di diritto, per cui la maggioranza
assoluta è 164 voti, ma in prima battuta possono bastarne di meno,
considerando gli “assenti fisiologici” ed il Presidente che per
consuetudine non vota. Diciamo che possano bastarne 160-3.
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