L'analisi della portata dei dati sulla
recessione italiana non poteva prescindere dal consueto discorso, quello
del primo giovedì del mese, da parte del presidente della Bce Mario
Draghi.
L'annuncio di una qualche politica all'americana, come auspicato
e a tratti persino anticipato da qualcuno, di iniezione di liquidità
nel mercato, di acquisto diretto di debito pubblico avrebbero
sicuramente aiutato il governo Renzi.
Ma anche una definizione più
precisa delle politiche di finanziamento alle banche, con l'obbligo di
prestare parte di questo finanziamento alle imprese produttive, un aiuto
al governo Renzi l'avrebbe dato comunque.
Certo, a differenza di
qualcuno che non è ancora sceso sulla terra o fa finta di non esserci
sceso, non c'è da aspettarsi molto dal combinato di iniezione di
liquidità nel mercato ed egemonia dell'economia darwiniana e selettiva.
Lo provano le politiche di stimolo di Obama del 2010 e le Abenomics
giapponesi degli ultimi mesi. Ma per il governo Renzi si sarebbe
trattato comunque di ossigeno finanziario poi, un domani, qualcosa si
sarebbe inventato.
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