Quando ero bambina, negli anni Cinquanta, e accompagnavo mia madre a fare la spesa, ricordo bene le sue discussioni col macellaio perché, prima di pesarlo, togliesse una fettina di carne dal pezzo che lei aveva scelto. La “prima fetta” era marrone scuro, il colore che prende per ossidazione la carne morta a contatto con l’aria. E prende anche un sapore “marrone scuro”. Un’altra cosa che ricordo bene, e che risale alla mia gioventù ignara e carnivora, negli anni Settanta, erano le fette di prosciutto troppo invecchiato in frigorifero, marronastre e dall’odore e sapore ferroso che, dopo aver tentato di mangiare, finivamo per dividere tra i gatti del cortile. Perché io e mio marito, ancora troppo giovani per l’autorevolezza e il buonsenso, avevamo talmente soggezione del salumiere da comperarne più di quello che eravamo in grado di consumare.
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