Una decina di anni fa, Marc Ferro, grande storico d’Oltralpe, pubblicava un libretto intitolato “Le ressentiment dans l’histoire”. La storia, in effetti, gronda di esempi di atti compiuti sulla base (anche) del risentimento: individuale o collettivo, di persone singole o, talora, di interi popoli.
In queste giornate che sto vivendo in una Parigi inedita – non è il nuovo Sessantotto, ma molti lo evocano, e una fibrillazione generale sembra far palpitare le vene della città, evocando via via sempre più corposamente quel fantasma del maggio di cinquant’anni fa – il libro di questo grande studioso, erede della tradizione degli “Annales”, mi è ritornato alla mente più volte. E mi pare di aver compreso che nell’azione, dei Gilets Jaunes (GJ), prima scomposta e improvvisata, poi via via più organizzata e meglio motivata (la loro tavola di rivendicazioni è da prendere molto sul serio, e appare ormai quasi un programma di governo), il risentimento svolga un ruolo importante, forse sin qui sottovalutato.
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