Due dei nostri collaboratori incaricati delle questioni ecologiche e delle relative lotte ci hanno sottoposto questa finzione, o piuttosto questa fusione. A cosa assomiglierebbero le manifestazioni mondiali per il clima se Greta Thunberg avesse letto Theodore Kaczynski ?
Prendo in mano la penna per farvi qualche confessione. Comincio ad averne abbastanza. Greta, Greta, Greta. Sono diventata, mio malgrado, l’icona del movimento della manifestazione mondiale per il clima. Perché i miei genitori hanno delle conoscenze; perché una startup ambiziosa ha fatto di me una star su Instagram; perché mi hanno dato la parola alla COP24, a TedX, su tutti i media. Mi hanno spianato la strada perché suoni l’allarme, in nome dei giovani. Per denunciare, senza fare troppo rumore, la catastrofe ecologica che ci minaccia. Perché promuova una manifestazione mondiale che sia durata un giorno solo, soprattutto per non disturbare il corso criminale del business as usual. Uno spettacolo che ha messo sulla scena l’ecologia a sportello chiuso per qualche settimana, senza alcun effetto reale sul riscaldamento climatico. E, dopo tutto ciò, si finge di chiedermi perché faccio continuamente il muso. Non è perché sono autistica, perché avrei difficoltà nei miei rapporti con gli altri. È perché non metto nessuna gioia in quello che faccio, in quello che mi fanno fare.
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