STUPIDA RAZZA

domenica 25 agosto 2019

Romano Prodi e ciò che resta della Diligenza



Il giorno della mia laurea, incravattato e impomatato con tanto di codazzo di parenti e amici al seguito, uscì dal portone principale della facoltà di Filosofia al 38 di Via Zamboni. Faceva discretamente caldo e in strada non c’era quasi nessuno. Potete allora immaginare la mia sorpresa quando uscendo dalla palazzina alla testa dei miei fedeli mi trovai davanti a quella “faccia quedra” di Romano Prodi. Non era da solo, ovviamente, ma il suo faccione e quella bonorietà panzuta da emiliano in gita la contemplai a lungo, se non altro perchè allora faceva di mestiere nientepopodimeno che il Presidente del Consiglio (e da pochissimi giorni). Si trovava sotto i portici di via Zamboni perchè anche lui festeggiava una laurea quel giorno: quella del figlio Giorgio (ora puntualmente ben inserito a professare nell’Università). All’epoca simpatizzavo per Prodi perchè era l’unico italiano in grado di contrastare Silvio Berlusconi, uomo politico esecrabile per l’egoismo ed il familismo con cui conduceva la sua personalissima o.p.a. sull’Italia. Romano Prodi, inoltre, incarnava ai miei sprovveduti occhi il tipico emiliano Lambrusco e pop-corn, capace di farsi il mazzo tutta la settimana in azienda, ma anche di usare ogni minuto del suo tempo libero per friggere tigelle alle feste di paese. Naturalmente, simpatizzare non significa aderire: era pur sempre un democristiano, che diamine!
Purtroppo, tra l’ermeneutica di Cassirer e le generose bellezze bolognesi, all’epoca non mi ero preso la briga di studiare il Prodi manager. Ma pochi anni dopo andai a vedere meglio, anche perchè era l’unico santino presentabile che il centrosinistra tirava fuori ogni volta.
LEGGI TUTTO:


Nessun commento:

Posta un commento