Sul cammino dell’alta finanza
L’Europa è a un bivio. Da una parte c’è una strada già segnata e
intensamente frequentata dagli organi centrali dell’Unione europea
(Commissione, Consiglio e BCE), dal Fondo Monetario Internazionale
(IMF), dai Governi dei paesi membri, dai partiti che li sostengono e,
soprattutto, dall’alta finanza che domina il mondo, che governa
un’economia ormai globalizzata, che detta i principi e impone le scelte a
cui tutti – comprese le costituzioni democratiche che intralciano le
sue attività – devono adeguarsi. Forse non è stata prestata sufficiente
attenzione allo slittamento semantico implicito nella graduale
sostituzione del termine “mercato” (al singolare), fino a ieri
presentato come l’ambiente ideale per risolvere, nel senso di una loro
ottimizzare, i problemi di tutti e di ciascuno, con il termine “mercati”
(al plurale), che indica invece, in ultima analisi, un numero molto
ristretto di attori: i protagonisti dell’alta finanza internazionale,
che “votano” al posto nostro, cioè che decidono che cosa debbano fare i
governi di ogni paese e come debbano essere riformate leggi e
costituzioni. Quello slittamento allude alla transizione da un
meccanismo anonimo, perché agito da tutti e da ciascuno, ma in teoria
perfettamente trasparente (un meccanismo che in realtà non è mai
esistito allo stato “puro”) a un potere opaco – e anonimo solo perché i
suoi detentori preferiscono agire nell’ombra – che ha finito per
polarizzare in misura crescente la società verso le punte estreme di una
ricchezza e un potere immensi, da un lato, e di una povertà e
ricattabilità crescenti dall’altro. In questo scivolamento semantico si
riflette cioè il passaggio da una versione ottimistica del liberismo,
che vede nel trionfo dell’economia di mercato in tutti gli ambiti della
vita sociale la strada del progresso e del benessere, a una visione cupa
e pessimistica, che presenta “i mercati” come potenze oscure a cui
bisogna però sottomettersi per non incorrere nella catastrofe (il
default) che esse possono provocare in ogni momento.
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NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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