Il mito infranto dell’espansione infinita
Novembre 2008. A meno di due mesi dal crollo della banca d’affari newyorkese Lehman Brother, dimostrava di averlo capito perfino la regina Elisabetta II d’Inghilterra quando, durante il tradizionale incontro con gli economisti della London School of Economics, pose loro la domanda decisiva (e ferale): «come è possibile che nessuno si sia accorto che stava arrivandoci addosso questa crisi spaventosa?»[3].
Una crisi che «affonda le sue radici nella deregolamentazione al ribasso, in una fede ingenua nella capacità dei mercati di correggersi da soli e nella perversa ideologia del ‘valore per l’azionista’, che ha consentito a poche migliaia di banchieri padroni dell’universo di saccheggiare i propri istituti senza sentirsi in colpa»[4]. Cocktail micidiale, cui va aggiunta la bomba a orologeria della cosiddetta cartolarizzazione, ossia la tecnica con cui una banca trasforma crediti illiquidi in titoli cedibili sul mercato, liberandosi del rischio relativo a scapito dell’acquirente, nonché la serie infinita degli altri “derivati”; titoli che – appunto – derivano il loro valore da un altro asset finanziario oppure da un indice specifico.
LEGGI TUTTO:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/economia-un-punto-di-vista-dominante/
Nessun commento:
Posta un commento