Marta, Charlie e altri macachi sono rinchiusi nelle gabbie di uno stabulario, presso un’importante università italiana. Questi non sono i loro veri nomi, che abbiamo deciso di non divulgare così come non divulgheremo il nome dell’università e di chi ci ha lavorato alcune settimane, con lo scopo di documentare e rendere visibile la loro triste vita.
Questi macachi vivono in piccole gabbie spoglie. Inseriti nel cranio e nelle tempie hanno degli elettrodi, necessari per gli esperimenti di neuroscienze a cui sono sottoposti. Una vita di totali privazioni porta molti di loro a comportamenti stereotipati: si muovono avanti e indietro nella gabbia, leccano compulsivamente le pareti e mordono senza sosta lucchetti e sbarre. Immagini come queste lasciano il segno. Non accade spesso di poter vedere video dall’interno dei laboratori di ricerca. Questa è la prima indagine compiuta “sotto copertura” in Italia, mentre le più recenti in Europa sono di cinque o sei anni fa, che diffondiamo oggi in occasione del 40esimo anniversario della Giornata mondiale per gli animali nei laboratori.
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