In
luogo della trotzkista “rivoluzione permanente”, il mondo moderno è
afflitto e lacerato dall’invidia sociale e, quindi, dalla sua figlia
legittima, la frustrazione permanente dell’uomo-massa, che si vede
sempre sfuggire la sospirata affermazione del proprio io.
È
il meccanismo infernale del consumismo a determinare questa poco
invidiabile situazione, creando incessantemente nuovi bisogni, sempre
meno naturali e sempre più artificiali, davanti ai quali il
cittadino-consumatore è perennemente proiettato verso il raggiungimento
di beni e servizi dai quali tende a far derivare non solo il suo
“status” sociale, ma anche e soprattutto l’affermazione e il
riconoscimento del proprio io.
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