Per
qualche giorno ha tenuto il campo il dato clamoroso del 63% dei
non-votanti in Emilia-Romagna, il feudo del PCI-PDS-DS-PD dove la
percentuale dei votanti è sempre stata fra le più alte non solo in
Italia ma in Europa. Si è parlato del rapido tramonto di M5S, incapace
di tradurre in politica il vaffanculismo, si è parlato di una
sinistra scollegata dai problemi veri del popolo, che non sono i diritti
dei gay né l’ obbligo di accoglienza degli immigrati, si è parlato
della fine irreversibile del berlusconismo e di Salvini come referente
più forte delle sensibilità di destra.
Si è parlato di logoramento del renzismo.
Tutti discorsi che si esauriscono in un breve lasso di tempo.
Resterà il 49% del candidato renziano in Emilia-Romagna e il 61% di quello del PD in Calabria.
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