Il voltafaccia di Draghi di due settimane fa ha incoraggiato la maggioranza keynesiana nei media e nei dipartimenti di ricerca economica. Ha iniettato nuova vita nella loro campagna implacabile per un intervento dello stato nell’economia dell’Eurozona. Questa nuova euforia non è stata avviata dal qualcosa che la BCE ha fatto (o annunciato). Come al solito, le misure non sono risultate all’altezza delle aspettative dei sostenitori instancabili dello “stimolo”. Per il vero keynesiano, nessun tasso di interesse è mai abbastanza basso, nessun programma di “quantitative easing” è mai abbastanza ambizioso e nessun deficit fiscale è mai abbastanza grande. Ma con il suo discorso di “stimolare la domanda” e le sue richieste di “flessibilità fiscale”, Draghi ha finalmente parlato in gergo keynesiano. E’ stato questo che ha infiammato i cuori.
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http://www.rischiocalcolato.it/2014/10/keynes-stato-un-fallimento-in-giappone-non-c-bisogno-di-adottarlo-anche-in-europa.html
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