Uno degli aspetti più importanti, ma probabilmente più trascurati, della profonda crisi della società italiana ed europea che stiamo attraversando – crisi di cui la recessione economica e il dilagare della disoccupazione sono solo l’aspetto terminale e più appariscente, ma che parte da lontano ed investe altri aspetti, meno vistosi, a cominciare dalla famiglia, dalla scuola e dalla stessa etica e competenza professionali – è riconducibile, a nostro avviso, a un drastico e, per certi versi, drammatico deficit di cultura da parte della nostra classe dirigente, specificamente della classe politica.
La classe politica italiana ed europea è stata capace di esprimere, almeno fino alla prima metà degli anni ’70 del Novecento, uomini di notevole levatura culturale, intellettuale e, in certi casi, anche spirituale: uomini che hanno onorato i rispettivi Paesi e che hanno profuso nel loro impegno un grado di passione, disinteresse e competenza quali mai più sono stati mantenuti o anche solo conservati dalle generazioni successive. E ciò sia detto indipendentemente dal giudizio strettamente politico che si voglia dare di quella classe.
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