La ‘ribellione’ non è abbastanza. Abbiamo bisogno di costruire nuovi sistemi dalle fondamenta, proprio ora.
Pubblicato da INSURGE INTELLIGENCE, un progetto di giornalismo investigativo finanziato dal crowdfunding per le persone e il pianeta.
Nel corso dell’ultimo mese, come giornalista e accademico, ho provato una strana sensazione di paralisi.
Di solito ciò è qualcosa che non provo. Di solito mi trovo spinto dalle pressioni di voler seguire, con la dovuta equità, un ampio spettro di crisi intersecanti e le soluzioni potenziali.
Ma [in] questo mese, assistendo allo spettacolo della follia politica che si sta svolgendo tra Washington, Londra e Bruxelles, mentre il caos e il patimento continuano a innescarsi trasversalmente a Venezuela, Yemen, Israele-Palestina, Siria, Nigeria e oltre, ho provato qualcosa che non percepisco da lungo tempo. Un senso di totale esaurimento. Di inutilità. Di stanchezza.
Guardare le notizie è come salire su un ring di pugilato psicologico, in cui si viene presi a pugni ripetutamente fino a quando non ci si lascia cadere a terra, sfiancati, insanguinati e inerti: impotenti.
Non riesco a immaginare che questa sia una sensazione particolarmente unica. Ma volevo condividerlo con voi perché questo è una base comune. La base comune, trasversalmente ai divari che si approfondiscono, lacerando le nostre società. Indipendentemente da quale parte del divario ci troviamo, quella sensazione di paralisi e impotenza si sta manifestando in forma tangibile nei processi politici che vediamo in campo.
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