Ci sono dati che hanno una lettura non positiva, e che indicano un forte rallentamento economico internazionale di fronte a noi.
Gli USA hanno visto un calo dell’inflazione inatteso, superiore a quanto atteso, e che porta la dinamica dei prezzi al di sotto del 2% obiettivo della FED:
a questo punto non solo non è più giustificato non solo un aumento dei tassi, ma addirittura potrebbe aprirsi la possibilità ad un calo degli stessi, che è ritornato al 2,5% da diversi mesi ma che, a fronte di un rallentamento inflazionistico unito ad una minore domanda di lavoro, potrebbe anche essere rivista al ribasso.
Il problema è che, se la FED ha portato i tassi al 2,5% e quindi ha un minimo di spazio di manovra espansiva, la BCE è ancora inchiodata sui tassi negativi sui depositi overnight e sullo 0 sulle operazioni di rifinanziamento. Però dato che l’indicazione USA è piuttosto precisa, non c’è altro da fare che addetrarsi sempre più nei tassi negativi, come stanno facendo i bund tedeschi, che dopo aver toccato un -0,25% nominale, sono risaliti a 0,23%.
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