STUPIDA RAZZA

giovedì 1 gennaio 2015

Ne va della nostra civiltà

Il matrimonio e la famiglia sono sotto attacco, e l’attacco è sferrato da forze occulte e insidiose, che si servono della buona fede di un pubblico manipolato ad arte e ormai abituato a pensare, o piuttosto a credere di pensare, secondo categorie demagogiche preconfezionate: pubblico che si illude di condurre una battaglia di civiltà per i diritti dei “diversi” e, quindi, in teoria, dei più deboli, mentre è in gioco una posta altissima e ben diversa: la sopravvivenza della nostra civiltà, nel senso letterale dell’espressione.
Non è “soltanto” la nostra società che si trova in estremo pericolo, sospesa ormai sull’orlo dell’abisso: non  soltanto l’insieme pratico dei cittadini, con le loro reciproche relazioni affettive, professionali, culturali; è la nostra stessa civiltà che rischia il tracollo definitivo e irreparabile, vale a dire l’insieme dei nostri valori, delle nostre tradizioni, dei nostri sistemi di pensiero. Dal crollo di una società si può anche risorgere; dal crollo di una civiltà, no. Certo, al posto di essa ne sorgerà una nuova; ma basata su altri principi e su valori profondamente diversi, di cui saranno protagonisti altri soggetti: altri popoli, altre comunità, altre maniere di vedere il mondo e d’intendere il significato della vita. L’arte, la scienza, il senso del bello, il senso del vero, il senso del giusto: tutto verrà ricostruito su nuove basi, su diverse fondamenta. Non è detto che sarà una brutta cosa, anzi, può darsi benissimo che la nuova civiltà sarà migliore dell’antica: ma sarà un cambiamento doloroso. Nessuna civiltà tramonta e scompare in modo indolore; e coloro che vivono quella fase storica pagano sulla loro pelle un prezzo altissimo, senza alcuno sconto e, per lo più, senza un orizzonte di speranza: per loro, il mondo che sta finendo è tutto il mondo. Così l’hanno vissuta i Romani della tarda antichità, quando i templi del paganesimo venivano abbattuti e Roma, la Città Eterna, veniva presa e saccheggiata dai barbari: fu un trauma sconvolgente, senza precedenti.
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