L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura
Ma è vera o
falsa la leggenda dell'egemonia culturale di sinistra? Cos'era e cosa
resta oggi di quel disegno di conquista e dominio culturale? In
principio l'egemonia culturale fu un progetto e una teoria che tracciò
Gramsci sulla base di due lezioni: di Lenin e di Mussolini, via Gentile e
Bottai.
La
tesi di fondo è nota: la conquista del consenso politico e sociale
passa attraverso la conquista culturale della società. Poi fu Togliatti
che, alla caduta del fascismo, provò su strada il disegno gramsciano e
conquistò gruppi di intellettuali, spesso ex fascisti, case editrici e
luoghi cruciali della cultura. Ma il suo progetto non bucò nella
società che aveva ancora contrappesi forti, dalle parrocchie
all'influenza americana, dai grandi mezzi di comunicazione come la Rai
in mano al potere democristiano ai media in cui prevaleva l'evasione. La
vera svolta avviene col '68: l'egemonia culturale non si identifica
più col Pci, che pure resta il maggiore impresario, ma si sparge
nell'arcipelago radicale di sinistra. Quell'egemonia si fa pervasiva,
conquista linguaggi e profili, raggiunge la scuola e l'università, il
cinema e il teatro, pervade le arti, i media e le redazioni.
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