STUPIDA RAZZA

martedì 22 luglio 2014

La superpotenza Usa la soppressione delle radici e l’Europa

Dopo la la caduta del muro di Berlino, gli Stati Uniti sono diventati una “superpotenza”. Dove è ora la potente America tra crisi finanziarie e guerre irregolari?
Il dibattito sul “declino americano” è stato lanciato negli Stati Uniti alla fine del 1980 da Paul Kennedy, il cui libro Ascesa e declino delle grandi potenze è ormai famoso in tutto il mondo. Molti di coloro che condividono il suo punto di vista ragionano a partire dall’adagio secondo il quale “ogni Impero morirà”. Gli Stati Uniti non hanno mai creato un vero impero, ma una zona di influenza, che non è la stessa cosa. Gli alleati sono considerati come vassalli, i nemici come figure del male (l’ultimo in ordine di tempo Vladimir Putin). In questi ultimi anni, la crescita in potenza dei paesi emergenti, a cominciare dalla Cina, il bilancio catastrofico delle guerre in Iraq e in Afghanistan, l’indebolimento del sistema del dollaro, oggi apertamente contestato dai cinesi e dai russi, l’accumulo di deficit, da Reagan in poi, di un’ampiezza mai vista prima, o l’evoluzione demografica (la popolazione di origine europea non rappresenta già più che una minoranza delle nascite), ha dato un certo credito a questa tesi. Detto ciò, gli Stati Uniti sono ancora la potenza principale del mondo, soprattutto perché la mondializzazione ha creato un ambiente favorevole allo sviluppo del loro “soft power”, teorizzato nel 1990 da Joseph Nye in Bound to lead (Costretti a comandare, ndt).
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