STUPIDA RAZZA

giovedì 25 settembre 2014

Una svolta per l'Europa


Il risultato del referendum scozzese può piacere o dispiacere, far sognare o deludere, esaltare o spaventare. E magari lasciar indifferenti. Il fatto è che questa è una data storica e che – come si usa dire anche quando non è vero: ma stavolta lo è – nulla ormai sarà più come prima.
Ovviamente, i dati elettorali (e i referendari sono in ciò un po’ dissimili, ma non troppo) come sapete dicono sempre relativamente poco: vanno interpretati. Ma l’interpretazione, necessaria, non risolve affatto le cose. Anzi, semmai le complica. C’era uno spettacolo che, mentre i seggi erano aperti, colpiva sempre gli osservatori: il fatto che, mentre “il popolo degli yes” gridava slogans, agitava bandiere, insomma si comportava come se avesse già vinto (dando sostanzialmente un segno di debolezza, non di forza: si comporta così chi vuol intimidire l’avversario, quindi chi ne ha paura anche se si sente il più forte), i “no” arrivavano rapidi e sparivano alla chetichella, come se si vergognassero della loro scelta. Coscienza in qualche modo sporca di chi sa che gli altri avrebbero ragione, ma poi ci sono la paura del salto nel buio, la questione monetaria, il rischio e la fatica di dover ricominciare da capo con istituzioni tutte o in parte da riformare e magari da reinventare eccetera? O semplice paura, da parte di elettori miti e riservati, delle reazioni violente della “piazza” indipendentista? Le maggioranze, si sa, di solito sono appunto anche silenziose: e nella misura in cui le minoranze sono aggressive. Ma è poi davvero una maggioranza solida e qualificata un 55% contro un 45%?
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