STUPIDA RAZZA

venerdì 21 gennaio 2011

Il "diritto" alla felicitá

Nientemeno che il Financial Times ha riservato una delle sue preziose pagine a una inchiesta sulla felicità, mobilitando intervistatori e ricercatori. Ovvio che in clima di mercificazione totalitaria anche un concetto come “la felicità” sia espresso in termini monetari. Così apprendiamo che la buona salute vale 1 milione e 300.000 sterline, il matrimonio 200.000, parlare ai propri vicini 129.000, andare in pensione 114.000. Il sentimento contrario, quello di pena, in termini psicologici costa 8.000 sterline in caso di morte di un amico, 126.000 se muore un figlio, 296.000 quando si divorzia (più della morte di un figlio?), 312.000 se muore il partner.



A parte queste bizzarrìe, troviamo alcune conferme di un sano buonsenso. Il denaro può comprare solo “piccole felicità”. Vincere a una lotteria non è garanzia di vita felice e gioiosa. Gli amici sono più importanti del denaro. Perdere il lavoro è un evento traumatico ma il dispiacere è attenuato quando tanti condividono la stessa disavventura (mal comune mezzo gaudio?). È più felice chi si sottrae alla competizione. Nel divorzio il periodo peggiore è quello che precede la decisione di separarsi (apprendiamo che la maggior parte dei divorzi avviene per iniziativa della moglie, un segno ben eloquente di quanto grande sia stato il cambiamento del costume). Infine, se un amico migliora di molto la sua condizione, anche noi ci sentiamo meglio, nella misura del 25% (quantificare sempre, altrimenti non siamo ricercatori seri!).
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http://www.giornaledelribelle.com/index.php?option=com_content&task=view&id=739&Itemid=10

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